torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
home > storie > Glossario minimo sulle specialità di cavalleria


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


QUALCHE INFORMAZIONE DI BASE

Glossario minimo sulle specialità di cavalleria

nicola zotti


(NOTA BENE: per chi sta cercando di risolvere un cruciverba, la risposta è SQUADRONI)


Tra i secoli XVIII e XIX la cavalleria modificò significativamente il proprio impiego tattico. Le innovazioni sociali e politiche della rivoluzione francese avevano fatto giungere a piena maturazione in Francia una dottrina tattica che permetteva alla cavalleria una partecipazione ai combattimenti più attiva e coordinata con l'arma di fanteria e l'arma di artiglieria.

Questo ha poco a che fare con le specialità della cavalleria, che rimasero praticamente invariate nell'arco di due secoli: tutte le specialità che tratterò nascono nel Settecento quando non prima. Cambia, e molto, quando guardiamo le battaglie e gli schieramenti delle cavallerie nelle due epoche. Nel Settecento troveremo le cavallerie schierate esclusivamente alle ali. Durante le guerre napoleoniche, invece, sono disposte su tutto l'arco del campo di battaglia e costituiscono una parte essenziale della riserva.

E ciò è ancora più interessante se si pensa che in questi due secoli la cavalleria rimane divisa sostanzialmente in due ruoli: la cavalleria leggera e la cavalleria pesante. Una terza specialità di cavalleria, definita "media", in realtà veniva impiegata o nell'uno o nell'altro modo, e solo occasionalmente in ruolo proprio.

La cavalleria leggera svolgeva compiti di protezione, esplorazione e schermaglia, ma veniva anche impiegata in battaglia, in caso di necessità e soprattutto quando si riusciva a rimettere assieme gli squadroni dopo che si erano sparpagliati sul territorio nei loro compiti elettivi. Spesso era fornita di armi da fuoco in versione accorciata per renderne più agevole l'uso anche dalla sella, chiamate carabine. La sciabola da cavalleria leggera aveva una forma accentuatamente curva, più che altro per imitare l'uso delle sciabole orientali, ad esempio quelle dei mamelucchi, perché gli europei non ne compresero mai esattamente le tecniche di scherma.

La cavalleria pesante era la cavalleria propriamente da battaglia. Rimaneva sempre col grosso dell'esercito e anche se fornita di armi da fuoco, soprattutto pistole, aveva nella lunga e pesante sciabola dritta, atta a colpire di punta, l'arma più caratteristica, ormai dai tempi di Gustavo Adolfo di Svezia: specialisti della scherma di punta erano i francesi. Gli inglesi prediligevano sciabole più corte e pesanti, che usavano per colpire di taglio: il dibattito su quale tecnica di scherma fosse la migliore fu particolarmente acceso, ma in definitiva si concluse con l'affermazione della scherma francese.

La cavalleria media era rappresentata dai dragoni: la specialità più numerosa e più attiva, addestrata anche a combattere a piedi. Una cavalleria tuttofare e non una fanteria montata come era originariamente e come si affermerà in seguito.

Le definizioni di cavalleria leggera, media e pesante erano legate alla grandezza degli uomini e dei cavalli: gli uomini e i cavalli più grossi erano riservati per le specialità pesanti, ad eccezione dei lancieri che, pur costituendo una categoria a sé (erano la cavalleria leggera delle unità pesanti) avevano i cavalli più piccoli. Con la lancia non si poteva restituire la forza del cavallo a meno di non spezzarsi un braccio in tre punti, per cui un cavallo troppo forte sarebbe stato non solo inutile, ma persino pericoloso.

Carabinieri: cavalleria armata di moschetti accorciati chiamati carabine. Nell'esercito francese erano una specialità d'élite, costituita dai migliori tiratori della cavalleria. In effetti, come i dragoni, venivano addestrati al combattimento a piedi, ma non conosco un solo esempio in cui questo sia avvenuto. In epoca napoleonica i carabinieri divennero una cavalleria pesante d'élite, anche se non entrarono mai a far parte della guardia. Per la campagna di Russia del 1812 vennero dotati di una corazza, con loro grande disappunto. Alla fine della disastrosa campagna quei pochi carabinieri che portarono a casa la pelle, non solo avevano perso le corazze, ma anche le carabine: il reggimento fu ricreato, ma solo 300 carabinieri ebbero l'arma da fuoco da cui prendevano il nome.

Cavalerie légère: letteralmente "cavalleria leggera". Ma prima del 1749 questo termine nell'esercito francese era usato per riferirsi a tutti i tipi di truppe montate, ad esclusione dei Gendarmes e, tanto per fare un altro po' di confusione, dei Cheveau Léger che invece erano cavalleria pesante.

Chasseur à cheval: i cacciatori a cavallo erano con gli ussari la parte principale della cavalleria leggera francese e sostanzialmente si distinguevano da loro solo per la sobria uniforme verde: la preferita da Napoleone che la indossava spesso. Può forse essere curioso sapere che i primi cacciatori a cavallo francesi furono in realtà tedeschi che parteggiavano per la Francia, riuniti dal loro capo Jean-Chrétien Fischer dopo la guerra di successione austriaca nel 1743. I cacciatori a cavallo della guardia imperiale di Napoleone ebbero l'onore di essere l'unità della guardia più impegnata in combattimento e con le maggiori perdite.

Cheveau Léger, Chevaux-légeres o Chevaulegeres: quest'ultima grafia era quella utilizzata dagli austriaci. In sostanza erano unità di cavalleria leggera tranne i primi che (forza di un trattino) erano cavalleria pesante d'élite.

Corazzieri: cavalleria pesante dotata di corazze che coprivano il petto e a volte anche la schiena. Più che gli eredi della cavalleria medioevale erano l'evoluzione dei "Reiter" tedeschi: truppe protette da corazza la cui arma principale era la pistola, che monopolizzarono la cavalleria tra Cinquecento e Seicento. Con l'evoluzione della tattica, però, finirono coll'usare sempre meno la pistola e sempre più la sciabola, mantenendo la corazza. Caduti in disuso verso la metà del Settecento, ripresero vigore proprio sotto Napoleone. La corazza dava una certa sicurezza negli scontri all'arma bianca e trovò sempre maggiore diffusione al calare dell'entusiasmo delle truppe.

Cosacchi: Cavalleria leggera "etnica" al servizio della Russia. Preziosi se utilizzati fuori dal campo di battaglia nel ruolo di tormento delle colonne nemiche, praticamente inutili negli scontri "regolari", perché assolutamente riottosi allo scontro tra formazioni compatte e ordinate.

Dragoni: l'origine del nome è avvolta dal mistero, ma non la loro funzione che nel corso dei secoli rimane sempre la stessa: cavalleria capace di combattere sia a piedi e sia a cavallo (quando lo aveva perché alcuni reggimenti di dragoni un cavallo sul quale montare non lo ebbero mai). Il nome viene fatto risalire addirittura ai draconarii: i cavalieri romani che portavano il draco, l'insegna fatta come una manica a vento a forma di drago. Secondo altri deriva dall'insegna con un drago che il duca di Brissac nel 1560 assegnò all'unità di fanteria montata che aveva creato, in omaggio a Maria de Medici, su imitazione delle truppe italiane inventate dai fratelli Vitelli (Camillo per primo e poi Paolo e VItellozzo) ma che ebbero nel bisnonno di Maria, Giovanni (delle bande nere) un epigono. Nella mia fonte (Funcken) c'è sicuramente qualcosa di sbagliato: "Marie de Medicis" (nata nel 1573) divenne regina nel 1600 e cadde in disgrazia nel 1617. Il ducato di Brissac era stato creato nel 1611 e il primo duca, Charles II de Cossé, può aver formato l'unità di "dragoni" solo in questi 6 anni. Per fare chiarezza si potrebbero cambiare un po' di cose: i protagonisti della storia sono in realtà Caterina de Medici e il conte di Brissac, Charles I de Cossé, che avrebbe creato l'unità, con interessante tempismo, proprio un anno dopo la morte di Enrico II, marito di Caterina, quando questa assunse la reggenza. Ma le spiegazioni non si fermano qua. Due membri della famiglia de Gomiecourt (Guillaume e Raoul), in epoca rispettivamente medioevale e rinascimentale, avevano il soprannome di "dragone" ed erano al comando di unità di fanteria montata: al loro cognome si aggiunse "Dragon" e forse le loro truppe ebbero lo stesso destino. Non mi convince la possibilità che "dragone" derivi dal "dragon", un termine che indicava un archibugio inglese, perché l'uso di quest'arma non è attestato in Francia. Altrettanto vale forse per il "draghetto" dove veniva fissata la miccia dell'archibugio. Infine curiosa, ma per me la più verosimile, l'origine derivante da "Trager", parola tedesca che significa "portatore": nell'armata francese del Piemonte del 1524 erano in servizio archibugieri baschi montati su cavalli condotti da cavalieri tedeschi. Quando il tiratore voleva risalire in sella chiamava il suo compagno: "Trager!": da qui a dragone il passo è breve.

Dragoni leggeri: o meglio "Light Dragoons" era la denominazione inglese di una specialità della cavalleria leggera, per distinguerli dai Dragoons, che invece erano sostanzialmente cavalleria pesante.

Gendarmes: mi verrebbe da dire che tra i gendarmes non si esce vivi. In effetti venivano indicati in questo modo sia l'élite delle élite della cavalleria francese dai tempi di Enrico IV e sia la polizia a cavallo. In epoca napoleonica l'uso prevalente era comunque quest'ultimo anche se i "gendarmes d'élite" (e i "gendarmes d'ordonnance", che ebbero però vita breve) erano guardie del corpo dell'imperatore.

Granatieri a cavallo: cavalleria pesante d'élite (facevano parte della guardia), erano l'equivalente dei granatieri a piedi (indossando anche un'uniforme ad essi ispirata, con tanto di bonnet a poil) e dovevano essere alti almeno m. 1,76. Venivano impegnati in battaglia con discreta frequenza.

Lancieri: dovrei scrivere un articolo a parte solo per parlare dei lancieri. Probabilmente lo farò. Comunque per il momento ricordo solo che la specialità era tipica dell'Europa orientale: in particolare la Polonia, che non aveva praticamente mai abbandonato l'uso di quest'arma bianca considerata obsoleta in Europa occidentale per il predominio delle armi da fuoco. Impressionati dall'efficacia dei lancieri polacchi, i francesi reintrodussero i lancieri (Chevau-Légers-Lanciers) nel 1811, trasformando 6 reggimenti di dragoni in altrettanti reggimenti di lancieri proprio con il contributo di 3 reggimenti di cavalleria polacca (2 reggimenti di lancieri della Vistola e uno di cacciatori a cavallo). Di fatto solo uno squadrone su 4 di ognuno di questi reggimenti era armato di lancia. Le altre nazioni avevano utilizzato altri lancieri "etnici", ad esempio i bosniaci di Federico II di Prussia o i cosacchi degli zar, ma senza grandi successi in battaglia. La scherma di lancia era particolarmente difficile da imparare e l'arma di notevole ingombro (m. 2,75) per cui si rivelava inutile nelle mani di chi non la sapeva usare, mentre un lanciere esperto poteva avere la meglio non solo contro fanterie schierate, per la maggiore lunghezza della lancia rispetto al moschetto con la baionetta, ma anche contro cavalieri armati di sciabola in duelli singolari. Dalla memorialistica si ricava però l'impressione che le imprese straordinarie di pochi lancieri abilissimi non riuscissero a cancellare completamente lo scetticismo sulla difficoltà dell'uso di questa arma, che ne ostacolava di fatto la diffusione, soprattutto quando guerre in rapida successione impedivano un adeguato addestramento delle truppe. Come ho detto sopra parlando dei corazzieri, l'introduzione della lancia serviva soprattutto a corroborare la qualità e il morale di truppe via via più scadenti, che introdurre innovazioni vere e proprie.

Ulani: gli Uhlan erano gli appartenenti alla tribù dove si riuniva l'élite dei guerrieri mongoli, e ulani si chiamano i lancieri al servizio di Austria, Prussia e Russia.

Ussari: gli ussari erano un'altra specialità di cavalleria leggera etnica, di origine orientale, divenuta col tempo regolare: secondo un'ipotesi Huszar deriva da "husz", venti, probabilmente a significare un gruppo di 20 cavalieri. Secondo un'altra ipotesi, invece,
che recentemente ha acquisito più credito, l'origine andrebbe ricercata nel termine slavo "Gussar", bandito. Questa cavalleria mercenaria, entrata in servizio ungherese e polacco, avrebbe gradatamente acquisito caratteristiche di pesantezza in entrambi i paesi, perdendole definitivamente in Ungheria durante il declino del XVI secolo e mantenendole al contrario in Polonia, dove divennero famosi come "ussari alati". Infine, analoga alla precedente è la spiegazione che farebbe risalire l'etimologia di ussaro al latino "cursarius", ovvero predone. Avete solo l'imbarazzo della scelta. I primi ussari "moderni", di tipo ungherese leggero, entrarono al servizio della Francia nel 1636 ad opera del rifugiato Georges Esterhazy, ma l'unità fu sciolta appena 20 anni dopo per l'eccessiva bizzarria dei suoi appartenenti. Fu allora l'Austria a beneficiare del talento di questa cavalleria, potendola arruolare tra gli Ungheresi e trasformandola in una cavalleria regolare. Da qui si diffuse in tutta Europa perdendo ogni connotazione locale tranne quelle esteriori. Le pittoresche acconciature e il caratteristico abbigliamento dell'ussaro vennero particolarmente apprezzati dai prussiani, che fin da Federico II ebbero ottime unità di ussari. L'eccentricità degli ussari divenne proverbiale come la loro temerarietà che trovava la sua migliore espressione nelle parole del generale Antoine Charles Louis Lasalle, il "primo sciabolatore di Francia": «Un ussaro che a trent'anni è ancora vivo è un cialtrone». Lasalle morì a 34 anni durante le fasi conclusive della battaglia di Wagram: un granatiere -- ironia della sorte -- ungherese lo colpì con una palla in piena fronte.