Gli ussari “alati” polacchi erano l’élite dell’esercito polacco e rappresentavano un anacronismo di successo nella guerra dell’epoca rinascimentale.
Erano infatti cavalleria nobile corazzata molto simile a quella scomparsa da tempo in Europa, sostituita da combattenti prevalentemente con armi da fuoco a ruota che utilizzavano la tecnica del caracollo e raramente caricavano all'arma bianca.
Nonostante gli ussari polacchi non disprezzassero assolutamente le armi da fuoco, la loro tattica privilegiata era ancora una carica a lance spiegate, condotta con un impeto irresistibile.
L’uso della lancia in Europa rimase a lungo una prerogativa della cavalleria polacca: l’arma infatti era molto difficile da usare e richiedeva un intenso addestramento.
Una lancia molto particolare, quella polacca (Kopia), tanto che era lo stato a fornirle, in numero di tre per ciascun uomo, a proprie spese. L'arma era divisa in due parti, quella posteriore in pino e l'anteriore in legno di pioppo, un legno più rigido e adatto a spezzarsi all'impatto. Per renderla più leggera quest'ultima era vuota all’interno: due sezioni longitudinali venivano incavate e quindi incollate assieme, per essere poi incastrate nell'impugnatura a forma di sfera, su un apposito perno. Questa particolare conformazione consentiva anche di avere elementi anteriori di lunghezze diverse (dai 6, 2 a 3,3 m) a seconda dell'avversario che doveva essere affrontato, più lunghe contro la fanteria europea armata di picche e più corte e agili contro la cavalleria.
Altre lance di legno pieno, più solide e corte (fino a 2,5 m), venivano usate contro fanteria senza picche e cavalleria corazzata.
Contro un picca di fanteria lunga 4,70 m, una lancia lunga 6,2 m aveva buon gioco, e gli ussari polacchi potevano persino attaccare frontalmente i quadrati di picchieri europei. Con lance più corte, un attacco era ugualmente possibile, schierando i cavalieri a 3 m di distanza l'uno dall'altro e facendo compiere al cavallo un giro lungo l'arco più stretto possibile, appunto di 3 m, e colpendo l'avversario poco prima che il cavallo venisse frenato per stringere la curva.
In questa specie di galoppo cantabrico o di caracollo polacco, linee successive scaglionate procedevano incessantemente logorando le fanterie fino ad una carica risolutiva.
Naturalmente queste tecniche erano possibili finché le armi da fuoco erano lente e imprecise come gli archibugi: la velocità dell'attacco della cavalleria e la scarsa densità della formazione riduceva il numero delle perdite entro minimi termini.
Le lance erano corredate di pennoni lunghi anche 2,5 m che svolazzando avevano probabilmente l'effetto di innervosire i cavalli nemici.
Il termine "ussaro", secondo le teorie più recenti, deriverebbe dallo slavo "gussar", bandito, denominazione riservata a una cavalleria leggera mercenaria serba in servizio tanto presso i polacchi quanto presso gli ungheresi. Col passare degli anni questa cavalleria divenne di tipo pesante in entrambi i paesi, ma in Ungheria, col declino del XVI secolo tornò ad essere leggera e così rimase fino ad identificarsi col termine stesso.
In Polonia, invece, gli ussari rimasero sempre una cavalleria pesante di tipo tradizionale, reclutata nell'ampissima base sociale, circa il 10% della popolazione, della nobiltà polacca.
Un towarzysz, compagno, e il suo "seguito"
(di norma di 2 altri "pacholeks") erano una specie di capitale ambulante, valutato attorno ai 250.000 euro attuali, accumulati nel corso degli anni dalla famiglia nobile e come investimento trovava nel bottino di guerra la sua ricompensa.
La questione della ali è molto controversa e, pur costituendo la loro caratteristica più memorabile, ha un'origine incerta. Viene fatta risalire alla matrice serba dell'unità: i deli (teste matte) al servizio dei turchi, anch'essi di origine serba, ostentavano un bizzarro vestiario nel quale un immancabile elemento erano ali di uccello declinate nelle forme più diverse: sugli scudi, sui vestiti, sui copricapi.
L'esercito polacco aveva anche un'unità di uomini scelti, gli elear, esattamente modellata sui deli e con le stesse funzioni di provocare il nemico in battaglia e di affrontare le situazioni più rischiose.
È quindi assai plausibile che gli ussari polacchi le abbiano apprezzate, estendendone l'uso e adattandolo alla propria cultura, a partire dal 1574 quando abbiamo la prima certa testimonianza del loro uso, durante l'incoronazione a Cracovia di Henri di Valois.
Dalla fine del XVI secolo era invalso l'uso di una singola ala fissata al retro della sella, e risalgono a circa mezzo secolo dopo le prime testimonianze di ali fissate alla schiena dell'ussaro.
La funzione delle ali è oggetto ancora oggi di speculazioni ed ipotesi: contraddistinguere i veterani della guerra contro i turchi, difesa contro il pericolo di essere catturato da lacci, e anche far apparire il towarzysz un terribile angelo.
Non è chiaro neppure se fossero una o due, e se le portassero solo i towarzysz o solo i pacholeks: pare solo appurato che i comandanti potessero decidere autonomamente se la loro unità se ne dovesse fregiare o meno. Quando questa decisione era presa, però, tutti i membri si uniformavano ad essa.
Si dice che il rumore sibilante che quelle ali producevano durante una carica era assai poco rassicurante: i moderni reenacters, però, durente le loro cariche non sono riusciti a riprodurrenemmeno un mormorio. Per cui è più probabile che contribuissero, assieme ai lunghi pennoni delle lance e alle pellicce di animali selvaggi indossate dai cavalieri, ad intimidire il nemico e i suoi animali, evocando immagini terrificanti.
È comunque certo che esse facevano degli ussari polacchi una delle più belle cavallerie di ogni epoca, e non solo una delle più temibili.
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