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UN TRADIMENTO E LA NASCITA DI UN IMPERO

La battaglia di Plassey 23 giugno 1757


nicola zotti


In questa metà di Autunno 2013 in cui in Italia si parla tanto di "tradimento", mi piace ricordarne uno che portò alla nascita di un impero.

Più che una battaglia, a Plassey il 23 giugno 1757, si concluse infatti una trattativa commerciale tra la Compagnia delle Indie e Mir Jafar, luogotenente del Nawab del Bengala Siraj ud-Daulah.

Jafar tradì il suo principe ottenendo in cambio un trono assolutamente virtuale, perché tutto il potere reale venne assunto dalla Compagnia, che diede avvio così la sua fase imperiale.

Robert Clive incontrò Mir Jafar un giorno dopo la battaglia confermandogli il pagamento per la sua decisiva defezione: senza di essa i suoi 3.000 uomini sarebbero stati sicuramente sopraffatti dai 62.000 bengalesi che li circondavano.

Mir Jafar ottenne dalla Compagnia quanto pattuito, divenendo il Nawab del Bengala. Una sovranità, per quanto dorata, completamente fittizia, che gli costò la fama, ancora oggi viva in Bengala e in India, di traditore del suo popolo.

L’esercito bengalese schierava circa 20.000 cavalieri e 42.000 fanti, oltre a numerosi elefanti, utilizzati non come animali da combattimento, ma per il trasporto dell’artiglieria su grandi piattaforme di legno.




plassey 1


Delle truppe bengalesi, circa 50.000 erano al diretto comando di Mir Jafar e dei suoi luogotenenti Rai Lutuf e Rai Durlabh, e circondavano a semecierchio le esigue forze della Compagnia.

I rimanenti Bengalesi, comandati da Mir Madan, fronteggiavano gli "europei" davanti ad un campo trincderato, dal quale il Nawab seguiva la battaglia mediante messaggeri.

Robert Clive era molto più vicino all'azione e, almeno all'inizio, era a fianco delle sue truppe sul tetto di un capanno da caccia.

Alle sue dipendenze 613 europei, 171 artiglieri con 8 cannoni e 2 obici, 91 "Topasses" (cittadini indiani di origine europea), 2.100 sepoys e 150 marinai.

La battaglia fu cominciata dall'artiglieria francese, in tutto 6 cannoni e un centinaio di uomini, comandati dall'ufficiale St. Frais (o Sinfray) alla quale Clive oppose la propria batteria.

Verso mezzogiorno, dopo qualche ora di stallo, lo scontro fu ulteriormente raffreddato da un violento acquazzone: gli ertiglieri europei si preoccuparono di coprire polveri e pezzi con teli impermeabili, ma non altrettanto fecero gli indiani, rendendoli inutilizzabili.

Mir Madan, l'unico tra gli uomini del Nawab ad essergli rimasto fedele, erroneamente credette che le condizioni dell'artiglieria britannica fossero ugualmente compromesse e verso le 14:00 lanciò all'attacco le sue truppe, con esito disastroso.

Lo stesso Mir Nadan fu ucciso e la posizione centrale divenne insostenibile per gli artiglieri francesi, che furono costretti a ritirarsi nella ridotta.



Plassey 2


Il Nawab, dopo una riunione con i duoi generali, alla quale partecipò lo stesso Mir Jafar) ordinò alle sue truppe di ritirarsi al riparo della ridotta, demoralizzato dalla morte del suo fedele comandante, ma al contempo convinto che la battaglia fosse comunque vinta, tanto che abbandonò il campo di battaglia con i 2.000 uomini della sua guardia.

Mir Jafar non eseguì l'ordine, ma al contario si avvicinò alla posizione tenute dalla Compagnia, rimanendo comunque fuori dal combattimento.

Questo ambiguo comportamento rallentò per qualche tempo la reazione di Clive. Ma quando capì trattarsi delle truppe di Mir Jafar si sentì libero di reagire con un deciso contrattacco.

Per le 15:00 l'esigua ma determinata linea di Clive era pronta all'assalto finale, con le spalle rese sicure dalla defezione di Mir Jafar e conscia che la resistenza bengalese sarebbe stata minata dalla defezione di gran parte dell'armata.

I tentativi di resistenza da parte delle truppe franco-bengalesi rimaste fedeli al Nawab furono inutili e resi disperati dalla ritirata dei contingenti che avevano seguito Mir Jafar nella sua defezione.

Alle 17:00 Clive era padrone del campo nemico e, incidentalmente, del Bengala.