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DOVE AVVENNE LA BATTAGLIA?

Il Trasimeno: ma dove?

nicola zotti

 

Ho già trattato della battaglia del Lago Trasimeno, ma molti lettori mi hanno scritto criticandomi per averla collocata tra Montigeto e Magione, anziché nelle vicinanze di Tuoro, come vuole un'altra scuola di pensiero.

Verso la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta l'epigrafista e storico Giancarlo Susini sposò e rilanciò la tesi "Tuoro" con una serie di articoli e di interventi basati sul rinvenimento del sito di una cremazione nella località di Sanguineto, il cui nome sembrava avere un sapore evocativo, e sulla considerazione che la riva occidentale del lago si è estesa per effetto del ritirarsi delle acque rispetto all'epoca degli eventi.

La collocazione individuata da Susini, che è stato un accademico di altissimo livello, non era una novità assoluta, perché molti studiosi l'avevano sostenuta in precedenza, per inciso, come sempre accade, smentiti da altri.

Il sottoscritto non rientra a nessun titolo in tali vette di erudizione, però ha una sua opinione e la difende come può: analizzando e confrontando le fonti, da un lato, e dall'altro ragionando in termini di logica militare.

Le considerazioni di Susini, infatti, non mi sembrano né decisive e neppure pertinenti: il rinvenimento del sito di un'ara funebre non ha necessariamente un collegamento con la battaglia, così come il suggestivo "Sanguineto". E non riesco proprio a vedere ragioni che giustifichino la rilevanza della profondità della costa sulla localizzazione della battaglia.

È invece nelle direzioni che abbiamo indicato che dobbiamo indagare per individuare il più probabile sito della battaglia.

L'analisi basata sulla logica militare

Il ragionamento basato sulla logica militare parte da pochissime informazioni, sulle quali le fonti concordano, e per il resto procede per pura analisi di opportunità militare, scartando le affermazioni delle fonti che contrastano con le loro stesse premesse.

Se al console romano Flaminio non riconosciamo doti militari, al contrario ad Annibale siamo in grado di attribuirne di eccelse e quindi di ipotizzare la perfezione nell'ideazione, prima ancora che nell'applicazione, del suo piano di battaglia.

In sintesi, la battaglia del Trasimeno è la più grande imboscata nella quale sia caduto un esercito romano assieme a quella della Selva di Teutoburgo.

Il piano delle operazioni di Annibale è preparato da tempo: almeno da quando, dopo aver attraversato gli Appennini, ha iniziato ad esasperare il suo avversario prima devastando il territorio etrusco, quindi ignorando il campo del console ad Arezzo, per proseguire il proprio cammino verso sud.

Con questa manovra Annibale si poneva in posizione centrale rispetto ai due consoli e quindi li invitava a prenderlo tra due fuochi, ma al contempo impediva che si riunissero e si preparava a sconfiggerli l'uno dopo l'altro.

Il primo bersaglio di Annibale era però Flaminio: quest'ultimo era incline a fare errori e ad avere comportamenti avventati, ma da parte del cartaginese sarebbe stato altrettanto avventato contare che quello li commettesse.

Quindi Annibale doveva far perdere le proprie tracce, lasciandone abbastanza però da essere inseguito: doveva scomparire dando l'impressione di essere molto distante, favorendo un comportamento incauto da parte di Flaminio, ma in realtà sarebbe rimasto pericolosamente vicino al suo avversario.

Questo pone le prime domande: quanto distante è andato Annibale? dove ha posto il suo campo?

Per la distanza ci soccorrono le fonti dalle quali si ricava che i due eserciti erano a meno di un giorno di marcia, quindi circa 20 km. Il campo di Annibale, invece, secondo Livio (22, 4, 3) era "in un punto aperto e visibile", che i sostenitori della tesi "Tuoro" hanno individuato nella piana presso Montigeto: ma questo dettaglio è sicuramente inventato per screditare Flaminio.

Posto infatti che la marcia dei cartaginesi doveva avvenire sulla strada verso Perugia, la posizione migliore sembra essere nei colli di Magione, proprio a 20 km. dai romani, che misero il campo a Pieve Confini o poco più lontano a Borghetto. Una località meno distante, come quella citata precedentemente presso Montigeto, non consente alla colonna romana di dispiegarsi. Né si ne vede l'utilità di un campo così esposto come esca per attirare i romani, visto che poi scompare dal racconto dello stesso Livio.

In questa fase, Annibale deve avere una conoscenza perfetta dei movimenti dei romani, e anche la ragionevole convinzione, ma non la certezza, sulle loro intenzioni.

Deve quindi aver istituito un cordone di sicurezza attorno alla propria posizione e a quella che intendeva occupare il giorno della battaglia e deve, inoltre, aver posto degli avvistatori che lo informassero costantemente sulle azioni dell'avversario.




schema della disposizione preliminare cartaginese



Ricordiamo che in un'imboscata l'aggressore sceglie il luogo e il difensore sceglie il tempo: Annibale non può schierare i propri uomini senza la certezza che i romani attraversino la sua trappola, affaticandoli inutilmente con marce notturne per luoghi impervi, anche considerando che le vie d'accesso alle posizione delle varie unità furono indubbiamente studiate in anticipo e la durata delle percorrenze calcolata con estrema esattezza.

Il luogo dell'imboscata doveva dunque essere un passaggio obbligato e i tempi del passaggio romano dovevano essere controllabili. Inoltre deve essere sufficientemente ampio da consentire ad Annibale di schierare per intero su un'unica linea i suoi 60.000 uomini: in luoghi impervi, dove certe aree non sono praticabili, significa disporre di 10-12 km. di spazio.

La colonna romana va investita, inoltre, per tutta la sua lunghezza e si tratta di una decina di chilometri almeno: Annibale doveva quindi permetterle di dispiegarsi completamente e, come si può vedere dallo schema, il modo più sensato e semplice per farlo è quello di bloccarla al passo di Montecolognola, che sta a circa 15 km. dal campo romano, situato nelle vicinanze di Pieve Confini, ovvero a metà di un "iter justum". La battaglia inizierà, quindi, quando saranno trascorse circa 3 ore dal momento in cui i romani hanno iniziato a defluire dal proprio campo e, data l'epoca, dovremmo essere tra le 8 e le 9 del mattino.

Se i cartaginesi avessero posto il proprio campo a ovest di Montigeto e i romani avessero collocato il loro a Borghetto (fuori mappa a più a ovest) e quindi la battaglia si fosse svolta tra Sanguineto e Tuoro, come vogliono le tesi di Susini e di altri, l'armata consolare di Flaminio (circa 25.000 uomini) avrebbe percorso a malapena 4 km. e quindi quasi i due terzi di essa si troverebbe ancora al campo.

L'analisi partendo dalle fonti

Come vedremo dall'analisi di Polibio e LIvio, essi concordano su due punti:

  1. I romani furono attaccati quando erano ancora in colonna di marcia e non ebbero il tempo per dispiegarsi,
  2. la colonna romana venne attaccata contemporaneamente sui fianchi, sulla fronte e alle spalle.

Solo Polibio però, come vedremo, ci illustra in dettaglio lo schieramento cartaginese.

Ma andiamo con ordine. Partendo dall'esame delle fonti, dobbiamo constatare che è difficile riconciliare il racconto di Polibio con quello di Livio.

O meglio, la valle a sud di Sanguineto potrebbe corrispondere alle loro descrizioni del terreno della battaglia, ma non alla disposizione delle truppe di Annibale.

Polibio (3.83.1) racconta di una valle dal fondo pianeggiante sulla strada che

«...ai due fianchi, per tutta la sua lunghezza presentava una catena ininterrotta di colli di ragguardevole altezza e nel senso della larghezza nel lato di fondo era sovrastato da un'altura aspra e naturalmente forte; dietro questa si trovava un lago che lasciava uno stretto accesso al vallone fra le falde dei monti».

Una descrizione che si adatterebbe alla valle che culmina a Sanguineto con il monte Castelnuovo, delimitata a est dalle creste che giungono a Tuoro e a ovest da quelle che arrivano a Pieve Confini.

Livio (22.4.2,3) è più vago e sostiene che la battaglia sia avvenuta

«...là dove il Trasimeno si avvicinava proprio sotto i monti di Cortona. In mezzo stava una via molto stretta che sembrava fatta per un agguato; all'uscita di qui si apriva un pianoro un po' più largo; quindi si levano ripidi ed erti colli».

A questo punto il racconto di Livio diventa confuso: egli sostiene infatti che Flaminio vide le forze nemiche di fronte a lui, ovvero secondo l'ipotesi sulla strada a sud di Tuoro, ma quindi (22.4.7) afferma che la colonna romana venne attaccata ai fianchi, prima che la linea di battaglia potesse essere formata. Ma se la marcia era in direzione di Tuoro, il fianco destro sarebbe stato protetto dal lago.



In questa immagine satellitare come nella successiva ho cancellato un bel pezzo di costa per mostrare come la sua estensione sia ininfluente rispetto all'andamento della battaglia (gli spazi occupati dalle truppe sono solo indicativi, perché non c'è spazio sufficiente per schierare 60.000 né nell'una né nell'altra ipotesi).



Per essere attaccata di fronte e sui fianchi ("in frontem lateraque"), la colonna romana avrebbe dovuto infilarsi nella valle descritta precedentemente, ovvero puntando a nord verso Sanguineto: ma non solo Livio non ci parla questa manovra, ma neppure sarebbe giustificabile in alcun modo.

Inoltre la distanza tra il campo romano e Sanguineto sarebbe meno di 4 km. e la battaglia avrebbe coinvolto nemmeno un terzo delle truppe romane.

Anche la descrizione di Polibio delle fasi iniziali della battaglia non si riconcilia con la valle di Sanguineto. Lo storico greco spiega (3.84.1) che Annibale diede il segnale dell'attacco quando la maggior parte della colonna entrò nella valle, e già l'avanguardia romana era arrivata a contatto con le sue truppe iberiche e libiche che si trovavano proprio sulla strada.

«Attraversato tale vallone, Annibale costeggiò il lago e occupò il colle di fronte al passaggio; vi si accampò con gli iberi e i libici, poi inviò i baleari e i lancieri all'avanguardia, distendendoli su lungo tratto, dopo aver fatto fare loro una lunga marcia alle falde dei colli situati a destra, lungo il vallone; dispose pure su lunga fila i cavalieri e i celti dopo averli fatti girare intorno i colli a sinistra, in modo che gli ultimi vennero proprio a trovarsi sulla strada che lungo il lago e i monti conduce al vallone suddetto».

 


Così, per far coincidere con l'ipotesi "Tuoro" la descrizione dello schieramento dovremmo collocare i baleari e i lancieri -- truppe leggere, ma non anfibie -- nelle acque del lago. e non come viene detto sulle falde di un colle. Oppure dovremmo ripiegare nuovamente sul'ipotesi "Sanguineto", che, lo ribadisco, non ha senso.

Questa analisi potrebbe essere ulteriormente approfondita, ma il risultato non cambierebbe: l'unico luogo possibile per la battaglia è quello che ho descritto.

Lo scopo di questo lungo scritto, però, non è assolutamente quello di dimostrare che ho ragione a tutti i costi o di convincere qualcuno, ma solo di esplicitare i ragionamenti che sono alla base di un'analisi storico-militare.

E spero, almeno in questo, di essere stato diligente.