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IL MASSIMO POSSIBILE DELLA TECNOLOGIA

L'arte della guerra nell'Età del Bronzo

nicola zotti



Una delle poche certezze che possiamo annoverare sulle forme della guerra nell'Età del Bronzo è che il ruolo principale nel combattimento era svolto da carri trainati da coppie di cavalli: questo è più o meno tutto, perché per il resto siamo a congetture via via sempre più labili.

La potenza dei re si contava col numero dei carri che possedevano: questo suggeriscono, lasciando pochissime incertezze, i documenti e l'iconografia del periodo, come, ad esempio, quelli relativi la battaglia di Kadesh (1275 a.C.).

Sulla piattaforma del carro gli egiziani avevano un solo combattente, armato di arco composito e di giavellotti, oltre al cocchiere, mentre gli ittiti, su carri più pesanti, avevano posto anche per uno scudiero.

Il predominio dei carri sul campo di battaglia era cominciato nel 2000 a.C. circa con l'invenzione della ruota a raggi che aveva reso molto più leggero il carro, permettendo che venisse trainato dai cavalli (e trasformando quindi anche questi in un'arma da guerra) e quindi rendendolo anche più agile e veloce.

Ulteriori progressi tecnologici ne fecero un mezzo sempre più robusto ma leggero e al contempo stabile: il carro egiziano, ad esempio, era dotato di una piattaforma di cuoio intrecciato che ammortizzava i sobbalzi dovuti alle irregolarità del terreno, aiutando la stabilizzazione del tiro, mentre l’asse sul quale erano montate le sottili ruote a sei raggi era fissato sul retro del carro ed era più lungo della piattaforma di circa 25 cm per ciascun lato, conferendo ancora maggiore stabilità e agilità al mezzo.

Per trasformarlo in un'arma da guerra si doveva fornirlo di un equipaggio: individui altamente selezionati perché combattere su un carro richiedeva riflessi eccezionali e un senso dell'equilibrio altrettanto speciale. Un lungo addestramento li trasformava poi in una squadra affiatata, un vero e proprio sistema d'arma, come si direbbe oggi.

L'impostazione del combattimento era responsabilità del cocchiere, mentre all'arciere, che tirava da un solo lato del carro, spettava il compito di colpire l'avversario con le frecce del suo arco composito: nonostante la sua gittata in combattimento fosse di circa 180 metri, è probabile che le battaglie si trasformassero ben presto in un'intensa e vorticosa serie di duelli molto più ravvicinati.

I carri erano riuniti in unità decimali ed è probabile che non combattessero in linee, ma in colonne di 5-10 mezzi: il cavallo, infatti, è un animale intelligente che evita spontaneamente gli ostacoli: la formazione in colonna permetteva di sfruttare l'agilità del mezzo e dava profondità all'attacco.

Tanto l'equipaggio quanto i cavalli erano protetti da corazze in piastre di metallo o di cuoio, e per ferirli occorreva un tiro molto preciso, oppure a distanza ridotta e quindi con maggiore forza di penetrazione.

In passato ho illustrato il caso particolare di una formazione di carri all'attacco della fanteria, ma questo nell'Età del Bronzo rappresentava l'eccezione e non la regola, perché alla fanteria erano riservati una serie di ruoli secondari, il più importante dei quali era quello di accompagnare correndo il combattimento tra i carri, mentre nell'Età del Ferro i carri erano già praticamente scomparsi e sostituiti dalla vera e propria cavalleria, molto più pratica ed economica, e la regina dei campi di battaglia era diventata la fanteria, un primato che perderà, e per breve tempo, solo nel Medioevo.

E qui arriviamo al punto dolente: un esercito basato sui carri era sì il massimo che la tecnologia dell'epoca potesse offrire, ma il costo del suo mantenimento era elevatissimo, sostenibile solo dagli stati più ricch: tanto ingente che dovevano essere le stalle reali a provvedere agli animali ed a accudirli a spese del tesoro reale.

Se allevare e nutrire i cavalli era un'impresa, il carro in sé, spesso di proprietà del guerriero, era ancora più costoso: non solo considerando le spese di costruzione, ma soprattutto quelle della sua manutenzione.

Un problema ancora maggiore, infatti, non risolvibile solo con risorse economiche, era rappresentato dalla lunga schiera di artigiani specializzati necessari per costruire i carri e per mantenerli in efficienza, e del piccolo esercito di amministratori che dovevano tenere la contabilità di tutto questo apparato.

Solo gli stati più organizzati ed efficienti potevano permettersi un'impresa del genere, incentrata su magazzini di pezzi di ricambio, prima ancora che di guerrieri.

Quando le fanterie dei Popoli del Mare si mostrarono in grado di resistere efficacemente alle loro cariche, il dominio dei carri sul campo di battaglia finì drammaticamente, trascinando con sé nel declino le civiltà per le quali avevano combattuto.