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CON UNA NOTA SULLA "STRATEGIA" FABIANA

Berlusconi come Fabio Massimo?

nicola zotti


Parlando ad una platea di iscritti a Forza italia, il 9 settembre 2006, l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi promette di essere come Fabio Massimo il temporeggiatore, "che seppe attendere e alla fine sconfisse il nemico".

Almeno questo riporta il Corriere della Sera del 10 settembre 2006 a pagina 2.

Due obiezioni:

  1. Fabio Massimo non attendeva,
  2. Fabio Massimo non sconfisse Annibale.

Quando si parla di strategia fabiana ci si riferisca alla sua dittatura del 217, anche se la sua gesione del dopo Cannae fu probabilmente più importante militarmente.

Il metodo scelto da Fabio Massimo per risolvere il terribile dilemma militare rappresentato da Annibale, era però tutt'altro che "attendista", ma consisteva in una faticosissima ed impegnativa opera di sorveglianza e di pressione sull'esercito cartaginese, soprattutto contro i suoi foraggiatori e le sue linee di rifornimento.

Monitorando sempre da vicino l'armata di Annibale, Fabio Massimo doveva a volte anticiparla e a volte seguirla, ma mai permettere ad Annibale di prendere l'iniziativa: mai attenderlo, semmai al contrario rifiutare di giocare alle sue regole, ovvero subire la sua supremazia tattica sul campo di battaglia.

La critica più conservatrice (romana e posteriore) ammira molto Fabio e la sua conduzione della guerra, a discapito di comandanti più giovani e aggressivi, ma il "temporeggiare" di Fabio era un'arma a doppio taglio: logorava Annibale, eppure aveva costi politici altissimi e minava la credibilità di Roma, forse più di quanto non minacciasse quella di Annibale.

Fabio Massimo, infatti, non sconfisse Annibale, né avrebbe avuto modo di sconfiggerlo se la sua linea fosse rimasta prevalente al senato.

La strategia fabiana era debole nell'individuazione degli obiettivi: minimizzare le proprie perdite non può essere un obiettivo strategico decisivo, come non lo è per un'azienda la riduzione del deficit.

Il piano di Fabio era dunque tatticamente residuale e strategicamente debole, prendeva atto di una debolezza che non era assolutamente reale e imponeva a Roma una strategia che non era affatto decisiva, come dimostrerà l'uomo che sconfiggerà lo stesso Annibale, Scipione Africano, e prima di lui aveva dimostrato l'uomo che aveva sconfitto suo fratello Asdrubale, Caio Nerone.

E come provò a dimostrare anche, nel suo piccolo, Minuzio Rufo, ma questa è un'altra storia.