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A NAPOLEONE QUALCOSA ANDO' STORTO

Waterloo: errori e sfortune

nicola zotti

 

Napoleone avrebbe potuto vincere a Waterloo?

Difficile dirlo però, certo, qualcosa gli andò storta: la campagna era strategicamente un successo almeno fino ad un paio di giorni prima della battaglia e invece alla notte del 18 giugno tutto era perduto.
Errori e sfortune
Gerolamo, Gerolamo...
Il peso del destino
I primi rovesci della sorte arrivarono il 16: Wellington averebbe voluto operare il ricongiungimento delle proprie forze ad un incrocio di grande importanza strategica detto Quatre Bras. Da qui partiva una strada che stabiliva i collegamenti con l'alleato prussiano: perdere l'incrocio equivaleva a perdere la possibilità di unirsi ai prussiani. Wellington pensava che ormai i francesi stessero per occupare la zona e ordinò allo sparuto presidio che era circa un chilometro a sud di Quatre Bras - 4000 uomini e 8 cannoni delle truppe di Nassau comandate dal principe Bernardo di Sassonia-Weimar - di ritirarsi immediatamente.

Infatti il maresciallo Ney era giunto in vista dei nassauani la sera del giorno prima: la famosa brigata di cavalleria leggera della Guardia -- tra i quali il 1er Regiment de Lanciers Polonais, i lancieri polacchi, forse la migliore unità di cavalleria dell'epoca -- al comando del generale Lefebvre-Desonuettes fungeva da avanguardia.

Il principe Bernardo (o meglio de Perponcher) però disubbidì agli ordini di Wellingon e anzichè ritirarsi fece il piu incosciente dei bluff: schierò le sue truppe, certo di non prima qualità, in piena vista del nemico e accolse i cavalleggeri della Guardia con una nutrita scarica di fucileria. Il sopraggiungere della sera e il grano alto, che faceva temere imboscate, bloccarono la situazione fino all'indomani. Avvertito dell'inaspettato colpo di fortuna, Wellington prese la palla al balzo e modificò le proprie disposizioni facendo convergere su Quatre Bras tutto il suo esercito.

La mattina del 16, Ney aveva a disposizione 45.000 uomini (o almeno credeva di averne, perchè in realtà, come vedremo, ne aveva qualcuno di meno) e avrebbe potuto spazzare via senza problema gli alleati che presidiavano Quatre Bras: gli uomini di Nassau avevano infatti ricevuto scarsi rinforzi, per il momento. Ma temeva una di quelle terribili imboscate per le quali era famoso Wellington - le "battaglie spagnole" - ed esitò fino alle 14 del pomeriggio: quando, ormai, gli inglesi erano troppi per essere cacciati. La battaglia di Quatre Bras (guidata abbastanza male da Ney) finì con gli eserciti sulle posizioni di partenza, e con gli inglesi, dunque, in saldo possesso dell'incrocio.

Mentre Ney perdeva tempo, Napoleone affrontava e sconfiggeva i prussiani alla battaglia di Ligny. Ora, dato che Quatre Bras è più a nord di Ligny, Napoleone pensò bene di chiamare la divisione di D'Erlon (che era con Ney) affinchè piombasse alle spalle dei prussiani, e incarico il suo aiutante di campo la Bedoyere di eseguire questo compito.

Fu precisissimo nello specificare anche dove questa divisione dovesse arrivare: "Wagnelee". Solo che per errore o per cattiva grafia, D'Erlon lesse "Wagnee": un paesino che per caso si trova alle spalle dei francesi e non dei prussiani.

Però Napoleone non vedendo arrivare D'Erlon si decise ad assestare il colpo decisivo contro i prussiani, molto provati, con la sua Guardia e la fece avanzare contro il nemico.

Proprio in quel momento, però, inaspettata, si intravide una formazione arrivare alle spalle dello schieramento francese. Era D'Erlon, ma i francesi non lo sapevano perchè questi non aveva mandato messaggeri per annunciare il suo arrivo. Il nervosismo si impadronì delle truppe francesi che temettero che il nemico li stesse prendendo alle spalle e Napoleone dovette schierare la Giovane Guardia per sostenere il morale delle proprie truppe e richiamare l`attacco della Guardia di Mezzo, per cercare di tamponare quell'inaspettato arrivo.

Quando la situazione si chiarì, s'era persa un'intera ora e i prussiani avevano potuto respirare.

D'Erlon aveva nel frattempo ricevuto un ordine di Ney che lo richiamava dov`era prima, per cui quel giorno i suoi uomini fecero solo una salutare passeggiata e non furono impiegati in alcun combattimento.

Era successo che Ney aveva combattuto a Quatre Bras credendo di avere di riserva la divisione di D'Erlon, mentre invece, come sappiamo, essa era in viaggio per "Wagnee". Né D'Erlon, né la Bedoyere si erano preoccupati di avvisare Ney, per cui quando il Maresciallo si guardò alle spalle per gettare nella mischia le truppe fresche di D'Erlon trovò il vuoto.

La mattina del 17, Napoleone era così psicologicamente provato dalla battaglia di Ligny che cadde in una specie di crisi di abulia: Grouchy lo supplicò di lasciargli inseguire i prussiani, ma l'Imperatore non glielo concesse fino a metà mattinata. Attendeva da Ney informazioni sull'esito della battaglia di Quatre Bras, ma un inseguimento più energico avrebbe disperso definitivamente i prussiani in fuga.

Le truppe di Napoleone e quelle di Grouchy rimasero così a bivaccare inerti per molte ore.

Ma l'inattività di Napoleone aveva avuto un'altra pessima conseguenza: a Quatre Bras, infatti, per tutta la mattina Ney riuscì a superare il suo Imperatore in indecisione e non attaccò gli alleati.

Wellington, invece, non era altrettanto inerte: aveva ricevuto la cattiva notizia dell'esito della battaglia di Ligny, ma aveva anche realizzato che se i prussiani abbandonavano le loro linee di comunicazione ad Est e si ritiravano verso Nord - ovvero andando a Wavre anziche come sarebbe stato naturale verso Namur - avrebbero potuto partecipare ad un`altra battaglia e non tutto era perduto. A mezzogiorno Wellington, avuta finalmente conferma della direzione che avevano preso i prussiani in ritirata, poteva mettersi in marcia verso il campo di battaglia che egli aveva meticolosamente scelto nei giorni precedenti come il più adatto alla sua abilità tattica: quello presso il bivio di Mont St. Jean, poco a sud di Waterloo.

Una dopo l'altra, le unità dell'esercito alleato scivolarono via senza farsi notare e in un paio di ore erano tutte in marcia per la località prescelta.

Ora, se Ney fosse stato più intraprendente, Wellington sarebbe rimasto inchiodato a Quatre Bras, dove un Napoleone più attivo, avrebbe potuto colpirlo sul fianco polverizzandolo. Ma Napoleone giunse a Quatre Bras solo all'una del pomeriggio e le truppe di Ney non furono in grado di muoversi -- bivaccavano tranquille -- prima delle 14.

Nonostante il ritardo, i francesi procedevano talmente più veloci che avrebbero potuto riagganciare gli alleati in fuga, se non che proprio in quel momento scoppiò un violento temporale che trasformò le strade in fiumi di fango rallentando la marcia degli inseguitori.

Grouchy, era partito all'inseguimento dei prussiani con più forza degli altri comandanti, ma gli esploratori si erano sbagliati nell'individuare le tracce dell'esercito prussiano: mentre il grosso dell'esercito andava verso Nord, loro mandarono Grouchy verso Est, dove si era diretta, in pratica, solo una colonna di sbandati e di feriti.

Quando Grouchy si accorse dell'errore e tentò di rimediarvi, i prussiani avevano guadagnato altro preziosissimo tempo e non era più possibile per quel giorno raggiungerli.

Non solo: quando i suoi esploratori ripresero contatto con i prussiani, la sua conoscenza della situazione non migliorò di molto: rimase convinto che a Wavre stesse concentrandosi solo uno dei 3 Corpi prussiani: invece i Corpi prussiani erano diventati 4 - si era aggiunto il IV Corpo di Bulow - e tutti e 4 si stavano concentrando a Wavre, ad appena una quindicina di chilometri da Wellington.

Naturalmente Grouchy non si trattenne da comunicare a Napoleone il proprio errore di giudizio, e questi quindi rafforzò la propria convinzione che i prussiani fossero ormai sconfitti e dispersi.

Napoleone inesplicabilmente aspettò sei ore prima di inviare nuovi ordini a Grouchy, e per di più inviò indicazioni vaghe e contraddittorie, mentre avrebbe potuto chiedere subito al suo subordinato di arrivare anche a marce forzate - ma non ce ne sarebbe stato alcun bisogno - sul fianco di Wellington.

waterloo 1

Apriamo ora il lungo elenco di errori o colpi di sfortuna che i francesi dovettero scontare sul campo di battaglia di Waterloo. Quando ho iniziato a farne l`elenco mi sono reso conto che gli avvenimenti erano troppi, per cui mi limito a riportare solo i principali.

Qualche parola va spesa sulla conformazione del terreno. I 10 chilometri quadrati dove si svolse la battaglia sono un ingannevole susseguirsi di colli e di forre. In particolare, dalla parte francese non è possibile avere l`intero quadro della situazione: da nessun punto di vista. E questo spiega, almeno in parte, perchè Ney e Napoleone ebbero un così scarso controllo della battaglia.

Come detto, la pioggia caduta nel pomeriggio e nella notte del 17, aveva notevolmente ammorbidito il terreno.

Questo aveva importanti implicazioni nella condotta delle operazioni.

Rendeva impraticabile il tiro di rimbalzo con l'artiglieria. Questo tipo di tiro d`artiglieria era indispensabile perchè gli inglesi erano soliti schierarsi “dietro” il crinale dei colli per non essere in vista del nemico, e l'unico modo per colpirli era tirare colpi alla cieca sperando che, rimbalzando dietro la cresta, colpissero un bersaglio utile. Invece a causa della pioggia le palle di cannone affondavano nel terreno molle.

Un'altra grave conseguenza causata dalla pioggia fu il ritardo di inizio dell'attacco e la semplicità del piano delle operazioni: con un terreno più praticabile Napoleone avrebbe senza dubbio cercato una manovra più complessa.

Dell'attacco contro Hougmont e delle ingenti forze che consumò inutilmente, racconto a parte. Era solo un attacco secondario nel piano di Napoleone: la minaccia principale doveva essere portata da D'Erlon al centro dello schieramento alleato.

D'Erlon, però, dispiegò i suoi 17.000 uomini in una formazione antiquata, che teneva le truppe molto chiuse e compatte: un ideale bersaglio per i tiri di artiglieria.

La conseguenza fu che, data la conformazione del terreno e la piega subito disordinata degli avvenimenti, questo schieramento fu presto scompaginato, perdendo drammaticamente di potenza. Così, quando la “Union Brigade” -- grandi uomini su grandi cavalli -- li contrattaccò, la loro sorte era segnata. D'Erlon perse ben 5.000 uomini in questa azione.

waterloo 2

Nonostante la sconfitta subita da D'Erlon, a Ney sembrò di intravedere uno sbandamento tra gli alleati: forse era reale, forse si trattava solo dei feriti avviati verso le retrovie. Fatto sta che ordinò ad una brigata di corazzieri di caricare il centro dello schieramento. Ma questo, che avrebbe dovuto essere un tentativo per saggiare la reale situazione del nemico, si trasformò in un pozzo senza fondo dove vennero gettate una dopo l'altra tutte le migliori unità di cavalleria francese. Molti reggimenti partirono alla carica addirittura senza ordini e questo rese tutto ancora più difficile.
Su un fronte di circa 800 metri si accalcarono quasi 10.000 cavalieri.

Gli inglesi formarono venti quadrati e resistettero a ben 12 cariche di cavalleria francese.

Sarebbe bastato che Ney, ricordandosi delle basi della tattica del periodo, coordinasse l'azione della cavalleria con quella della fanteria e dell'artiglieria, perchè l'esito dell'attacco fosse ben diverso. Ma se ne ricordò quando era troppo tardi e la cavalleria era già stata sacrificata inutilmente.

Finalmente Ney, riunendo quanto gli rimaneva a disposizione sferrò un terzo attacco. Questa volta: opportunamente combinando (ma non poteva pensarci prima?) l'azione d'urto della cavalleria con quella di fuoco di fanteria e artiglieria.

Ney chiese proprio in questo momento a Napoleone altre truppe per sfruttare il logoramento terribile dello schieramento alleato causato dalle sanguinosissime cariche di cavalleria. Ma l'Imperatore rispose che non ne aveva né poteva fabbricarle.

waterloo 3

Naturalmente Ney si riferiva alla Guardia: ma Napoleone si rifiutò perché ormai si aspettava da un momento all'altro la comparsa in forze dei prussiani e doveva tenere a portata di mano truppe fresche ed affidabili. In ogni caso perse l'occasione per sferrare un colpo che avrebbe potuto risultare decisivo.

Le prime avanguardie prussiane erano arrivate verso le 16:30 a Plancenoit. Non visti dal grosso dell'esercito francese erano stati contenuti: ora però (erano circa le 19:30) si vedevano avanzare all'orizzonte della sera le loro colonne scure.

Ma a quella distanza i soldati di truppa non potevano distinguere le diverse uniformi, per cui Napoleone giocò il tutto per tutto: tentò di ravvivare lo spirito dei suoi uomini dicendo che quelle che stavano arrivando erano le truppe di Grouchy, e nel contempo ordinò che i 12 battaglioni disponibili della Guardia di Mezzo attaccassero la linea nemica, ormai consunta.

Ma, non si sa se per un errore o per un ordine di Ney, la Guardia di Mezzo cambiò la direzione d'attacco durante la marcia portandosi, in pratica, a dare un fianco al nemico. Non solo, per l'ansia di venire a contatto, i veterani scompaginarono i loro ranghi diventando in pratica incontrollabili.

Quando, dopo lunghi minuti di scariche di fucileria che ne dimezzarono gli effettivi, una carica alla baionetta della guardia inglese mise in fuga i veterani francesi, furono scambiati dai loro commilitoni per appartenenti alla Vecchia Guardia, ritenuta invincibile. Un grido "La Guardia indietreggia!" eccheggiò per tutto il campo di battaglia.

Era troppo: la Grande Armee si disintegò.