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MEGLIO TARDI CHE MAI

Waterloogate

Nicola Zotti



Il 21 marzo 2004 Repubblica annuncia che l'esercito prussiano ha avuto un ruolo fondamentale nella battaglia di Waterloo.

L'occasione per questa sensazionale scoperta del giornalista Enrico Franceschini è la lettura del libro di Peter Hofschroer, "Wellington's smallest victory". Hofschroer è un nome noto a tutti gli appassionati di storia militare napoleonica per aver portato al grande pubblico le fonti storiche del periodo in lingua tedesca.

Secondo Franceschini per quasi due secoli abbiamo tutti preso per buono il resoconto della battaglia stilato dal Duca, in base al quale i prussiani "arrivarono a Waterloo alle 7 di sera, quando le sorti della battaglia erano già decise".

Hofschroer sosterrebbe invece, "documenti alla mano, che le truppe tedesche arrivarono alle quattro del pomeriggio".

Naturalmente lungi da Hofschroer l'idea di rivelarci alcunché: sappiamo tutti che l'arrivo delle avanguardie prussiane sul fianco destro francese e contro le linee di comunicazione, costrinse Napoleone a contrastare questa minaccia con le sue riserve già dalle 16:00. E le dovette dirottare dall'impiego verso il quale le aveva destinate: l'attacco risolutivo al centro dello schieramento anglo-alleato.

il II Corpo prussiano di Pirch (25.836 fanti, 4.468 cavalieri e 80 cannoni) uscì verso le 16:00 dal Bois de Paris investendo immediatamente Plancenoit, che fu contesa aspramente per tutto il resto della giornata: questa versione dei fatti la leggiamo già nel resoconto stilato dal capitano William Siborne, che era a Waterloo, ed è la più importante fonte diretta inglese degli avvenimenti, nonostante tutti i tentativi del Duca di passarlo sotto silenzio, citati da Hofschroer.

Generazioni di storici anglofoni e anglofili (celebrati esempi Creasy nel 1851, Charles Cornwallis Chesney nel 1868, Fuller e Chandler ai giorni nostri) raccontano con correttezza dell'apporto prussiano, e quindi non si può proprio dire che la tentata censura di Wellington abbia avuto successo.

Hofschroer però rischia di cadere nello stesso pregiudizio di cui accusa, non a torto, molti storici inglesi: ascrivere ai soli prussiani una vittoria che sarebbe stata scippata dalle congiure dei perfidi albionici.

Franceschini lo segue e moralisticamente nota: " la storia, come è noto, la scrivono i vincitori".

Quella battaglia e quella campagna sono state vinte da tutta la coalizione, inglesi, prussiani, belgo-olandesi, hannoveriani, ecc., ciascuna componente (Wellington incluso, sia chiaro) ha dato un contributo essenziale ed è, udite udite, a pari titolo un vincitore.