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QUANDO COMBATTONO LE VESPE AFRICANE

Tanga 1914

nicola zotti


Il porto di Tanga oggi

L'Africa Orientale Tedesca fu lo scenario di uno dei più interessanti quanto meno conosciuti capitoli della Grande Guerra.

Protagonista indiscusso di questo scacchiere fu Paul v. Lettow-Vorbeck, comandante in capo delle forze armate tedesche nella regione, un uomo di eccezionali capacità militari e detentore di un significativo primato nella Prima Guerra Mondiale: fu l'unico comandante a non aver subito sconfitte di rilievo durante tutto il corso della guerra.


In particolare brillò per il benvenuto che seppe dare allo sbarco britannico a Tanga, un porto della colonia tedesca, che diede inizio alla campagna.

Lo sbarco di Tanga è forse la peggiore operazione anfibia della storia militare.
Se ne possono citare un'altra decina in ordine sparso: lo sbarco nella baia di Suvla (1915), la conquista del Madagascar (1895), le spedizioni di Cartagena (1740), Cadice (1625), Walcheren (1809) e Hispaniola (1654), la Baia dei Porci (1961), lo sbarco in Irlanda del 1798, l'operazione di soccorso alla Norvegia (1940), Salerno (1943) e, infine, l`attacco contro la Francia del 1694 (un episodio che fa vacillare la mia ammirazione per il duca di Marlborough).

La maggior parte di queste operazioni vedono come protagonisti i Britannici, che vengono ritenuti specialisti in materia di operazioni anfibie. Ma credo si tratti di una pura questione di probabilità statistica, perché solo chi fa, sbaglia.

Se non vi basta la cartina che ho riportato, prendete l’atlante geografico che usavate a scuola e cercate Tanga.
Trovata? E’ nell’odierna Tanzania, quasi al confine con il Kenya...
Ci vollero 4 anni (e 12 giorni) e l'impegno di oltre 200.000 uomini per aver ragione di una forza che non superò mai le 15.000 unità tra Askari, la grande maggioranza, e coloni tedeschi in divisa.

4 anni (e 12 giorni) per conquistare una colonia tedesca potenzialmente autonoma, completamente isolata dalla madrepatria e per di più assolutamente priva di una qualsiasi importanza strategica.

La responsabilità di questa monumentale assurdità della Prima Guerra Mondiale - che pure ne conobbe di veramente grandi - va equamente divisa tra il comandante della guarnigione tedesca Paul v. Lettow-Vorbeck e lo Stato Maggiore Britannico: a quest'ultimo vanno tutte le colpe, al primo i meriti.

Dato che la guerra era “Mondiale”, il nemico doveva essere combattuto in ogni continente: non c'era altro motivo che questo dietro l'attacco della colonia tedesca dell'Africa Orientale programmato dai britannici.

Il territorio era, come anticipato, di un'importanza strategica nulla e oltretutto selvaggio, ostile e aspro come pochi: composto di paludi, pianure aride e giungle impenetrabili, percorso da animali feroci come leoni, rinoceronti e da aggressive bande di babbuini che attaccavano spietatamente chi invadeva il loro territorio, ma soprattutto abitato da più piccoli e ancora peggiori nemici: la zanzara anofele, la mosca tze-tze e altri innumerevoli minacce ambientali.

L’assoluta inutilità di questa territorio non portava alla logica conseguenza che potesse essere semplicemente ignorato: significava solo, per lo stato maggiore britannico, che in quell`operazione venissero impiegate truppe di terza scelta, nella fattispecie le unità meno combattive dell'Armata Indiana.

Questo era un grave errore, perchè una volta deciso in sede strategica il ricorso alla forza militare, l'entità dell`impegno deve essere proporzionata alla difficoltà degli ostacoli che verranno incontrati e non all'importanza dell`obiettivo.

La combattività delle forze che le truppe britanniche avrebbero dovuto fronteggiare venne ampiamente sottovalutata, in particolare dal comandante della spedizione il Maggior Generale Aitken.

Ora, se ho definito le truppe britanniche di terza scelta, non altrettanto si poteva dire di Aitken, che come militare si meritava una qualifica ancora inferiore.

Aitken era un individuo come se ne incontrano tanti nella vita di tutti i giorni, ma che mai dovrebbero trovarsi al comando di una cosa qualsiasi: incapace di senso critico, imbevuto di luoghi comuni, di pregiudizi e di razzismo antiafricano, nutriva una stima in se stesso assolutamente ingiustificata ed una commovente quanto grottescamente esagerata fiducia nelle capacità delle truppe al suo comando, che riteneva avrebbero fatto strage dei “negri”.

Infatuato delle proprie erronee convinzioni, era incapace di ascoltare i consigli di quanti tentarono di metterlo in guardia avvertendolo che gli Askari tedeschi non dovevano essere sottostimati. Addirittura rinunciò all'aiuto dei King's African Rifles, perchè il suo razzismo non faceva distinzione tra negri amici e negri nemici.

In realtà degli 8.000 uomini al suo comando solo un paio di unità erano poco più che mediocri e si sarebbero dimostrate in grado di competere con le truppe tedesche, in particolare il North Lancashire Regiment. I reggimenti indiani non erano stati preparati a sufficienza: male addestrati, male equipaggiati, peggio guidati. Quelli ai quali era stato fornito il moderno fucile Lee-Enfield, ad esempio, non avevano ricevuto istruzioni su come usarlo, c`erano soldati provenienti da tutte le parti dell`India e nella medesima unità magari venivano parlate una dozzina di lingue diverse, professati credi religiosi incompatibili, si tenevano diversissime abitudini alimentari, e vigevano profonde differenze di casta.

Gli ufficiali, poi, erano, secondo le parole del capitano inglese Meinertzhagen (britannico nonostane il nome) "più simili a fossili che ad energici e attivi militari", da poco assegnati alle unità e perfetti sconosciuti gli uni per le altre.

Per assicurarsi poi che questi uomini dessero il peggio di sè, i britannici presero altre precauzioni.

Innanzitutto fecero di tutto affinchè la sorpresa strategica venisse in ogni modo a mancare: applicarono una bella etichetta, "Indian Expeditionary Force B, Mombasa East Africa", sui bagagli depositati nel porto di Bombay; quindi annunciarono con entusiastici titoli di giornale il suo imminente invio contro i tedeschi, tanto sulla stampa dell'Africa Orientale Britannica quanto su quella della madrepatria; e per finire ci furono messaggi radio in chiaro tra il convoglio e Mombasa, e lettere di residenti tedeschi nell'Africa Orientale Britannica e loro conoscenti a Tanga.

Caso mai qualche tedesco fosse rimasto all'oscuro della cosa poi, il convoglio fece il viaggio sempre sottocosta, in modo da essere ben visibile.

Altre precauzioni garantirono che il morale delle truppe diventasse irrecuperabile.

Innanzitutto gli uomini vennero imbarcati prima che fosse ben chiaro il momento della partenza, e così rimasero più di due settimane stipati come sardine sulle navi in un caldo orribile. In tutto questo periodo e in quello del viaggio, non venne fatto alcun conto delle differenze di casta e di alimentazione dei sepoy, che così trascorsero il tempo tra la diarrea causata dai cibi a cui non erano abituati, le liti tra le caste e il vomito del mal di mare.
Quando l`allegra compagnia arrivò finalmente a Mombasa, Aitken si rifiutò di far scendere i suoi uomini a terra per farli riprendere, con la motivazione che la cosa poteva allertare i tedeschi: in questo modo i poveri soldati poterono vomitare anche quel poco che erano riusciti a risparmiare fino ad allora.
Oramai, però, si era giunti in zona di guerra e le cose si fecero più brutte.
Ad aggiungersi all'insipienza di Aitken venne quella del capitano Caulfield, comandante delle navi da guerra di scorta al convoglio.

Egli fu il primo ad entrare in contatto con i tedeschi il 3 novembre 1914: aveva il compito di annunciare al governatore dell'Africa Orientale Tedesca, Von Schnee, che la tregua era rotta e doveva evacuare la città: i tedeschi potevano decidere tra la resa del porto o la guerra.

Von Schnee era assente e al suo posto c'era un certo Auracher, un semplice funzionario, che si recò sull'ammiraglia britannica per parlamentare e ricevere l'ultimatum di Caulfield.

Il funzionario non poteva prendere decisioni di questa gravità e quindi chiese al capitano nemico di aspettate mentre egli andava a chiedere lumi ai suoi superiori. Caulfield trovò la cosa ragionevole, ma prima che il tedesco si congedasse per espletare la sua missione, chiese se il porto di Tanga fosse minato e Auracher dovette confermare questi sospetti, ammettendo che il porto era pieno di mine come una scodella di brodo zeppa di pastina.

Così, mentre l'ufficiale britannico attendeva la risposta, Auracher corse prima a spedire un messaggio a von Lettow avvertendolo che gli inglesi erano arrivati, poi a casa ad indossare l`uniforme della milizia tedesca per raggiungere l`unità dove prestava servizio.

Dopo qualche tempo Caulfield realizzò di essere stato raggirato e diede inizio alla laboriosa operazione di bonifica delle mine del porto di Tanga.

Questa impresa era appena iniziata quando Caulfield fu raggiunto dal resto del convoglio: così i poveri sepoy sconvolti dal viaggio in mare dovettero rimandare ancora il raggiungimento dell'agognata terra ferma.

Di mine, però, nel porto di Tanga non ce n'era nemmeno l'ombra: rifiuti di ogni genere, tanti, ma mine nessuna.

Incapace di ammettere di essere stato preso in giro anche in questa occasione, Caulfield proibì alle truppe di sbarcare nel porto della città, perchè secondo lui vi erano senza dubbio altre insidie nascoste, e convinse Aitken a scegliere come luogo per lo sbarco un punto ad un paio di chilometri a sud della città.

Effettivamente questo era il luogo peggiore dove effettuare uno sbarco e non poteva essere individuato con maggiore imperizia o sfortuna, fate voi: era una palude di mangrovie dove vivevano solo sanguisughe, vipere d'acqua, zanzare e mosche tze-tze, separato dalla città da un terreno difficilissimo e da una fitta piantagione di alberi di cacao.

In questo scenario d'incubo le truppe anglo-indiane vennero fatte sbarcare, ovviamente, in modo che la confusione rendesse le cose ancora più complicate, assieme ai bagagli e ai materiali che furono scaricati dove capitava, fosse pure nell'acqua alta.

Quando le truppe britanniche furono finalmente pronte, erano trascorse ben 48 ore che avevano consentito a von Lettow di preparare al meglio la propria difesa e di richiamare a Tanga altre unità, portando il totale delle truppe al suo comando a circa ottocento uomini: il rapporto di forze era a suo sfavore di dieci a uno ma era ugualmente intenzionato a resistere.

I britannici iniziarono a procedere lentamente tra la fitta vegetazione: di fronte a loro, invisibili, gli askari occultati in ripari accuratamente predesposti li colpivano inesorabilmente.

Tre ufficiali, esasperati da questa situazione, si spinsero in avanscoperta su una collina e furono immediatamente abbattuti dal fuoco dei cecchini.

Ma era ancora nulla: il suono di una cornetta fece scattare in un assalto alla baionetta un gruppo di Askari che colpirono di sorpresa il 13th Rajput, un reggimento che aveva la nomea di essere il peggiore di tutto il Commonwealth. Non si smentì in questa occasione: tutti gli indiani si diedero immediatamente alla fuga (un centinaio di questi corse fino al mare per tuffarsi in acqua), lasciando i propri 12 ufficiali britannici a farsi ammazzare sul posto. Il già citato Meinertzhagen, che tentava di fermare i fuggitivi, dovette difendersi dalle sciabolate di un ufficiale indiano in fuga, e lo uccise con un colpo di pistola a bruciapelo.

250 Askari avevano respinto una forza dieci volte superiore causando oltre 300 tra morti e feriti, soprattutto tra ufficiali e sottufficiali.

Aitken aveva visto fallire miseramente la sua prima avanzata, ma non intendeva cambiare i propri piani. Ordinò di rinnovare l'attacco, che questa volta era guidato dagli inglesi del Lancashire.

Dato che la sorpresa era assolutamente fuori discussione, Aitken non trovò di meglio che ordinare in pratica un attacco alla baionetta contro i nidi di mitragliatrici e gli sbarramenti di filo spinato predisposti dai tedeschi.

Con enorme fatica e sostenendo pesantissime perdite i britannici riuscirono a superare le difese in alcuni punti: i Lancs arrivarono fino all`ospedale di Tanga e anche due reggimenti Kashmiri penetrarono in città: i primi, però, furono costretti a ripiegare quando Aitken ordinò tardivamente ed inopportunamente di aprire il bombardamento della città (e l'unico colpo che abbia causato perdite cascò appunto sull'ospedale), mentre i secondi cedettero di schianto sotto un contrattacco degli Askari.

Nel frattempo un altro reggimento, il 63th Palmacottah, semplicemente si dissolveva sotto il tiro incorciato e i suoi uomini in fuga costrinsero un altro reggimento, il 98th Infantry, a ripiegare su un fianco: per colmo di sventura questi capitarono su favi di terribili api africane che, irritatissime, si accanirono sugli indiani come e peggio degli askari, costringendoli ad una fuga ignominiosa fino al mare, dove andarono a raggiungere i resti del 13th Rajput.

L`ultima unità ancora non compromessa da Aitken era il 101st Grenadiers che tentò di tappare i buchi apertisi da queste inaspettate ritirate, ma senza successo.

Ad Aitken non rimase che ordinare il reimbarco immediato, il 5 novembre: in due giorni erano morti 800 uomini, altri 500 erano i feriti e ben 250 gli scomparsi, con ogni probabilità affogati. Gli avversari avevano 15 europei e 54 askari fuori combattimento, tra morti e feriti, e potevano consolarsi con tutto il materiale abbandonato dagli inglesi in fuga: fucili, mitragliatrici, cibo, vestiti, coperte, motociclette e equipaggiamento per telegrafi: quanto serviva al comandante tedesco per un intero anno di guerra.

Così finì questa ingloriosa operazione anfibia: ma ci sono altri dettagli da raccontare per completare il quadro: ad esempio che mentre infuriava la battaglia un gruppo di marinai sbarcò direttamente a Tanga con una barca a remi e comperò dai locali dei viveri freschi, e poi che i Lancs, impegnati in retroguardia il giorno dell'evacuazione si divertirono a fare il bagno suscitando le scandalizzate reazioni dei tedeschi. Ma non è tutto: al ritorno a Mombasa la spedizione fu fermata dagli ufficiali doganali che chiesero il pagamento di una tassa del 5% sul valore dei beni trasportati! I Lancs si impegnarono a convincere i doganieri con le loro baionette e alla fine la spedizione trovò pace.

Non altrettanto accadde ad Aitken: al suo ritorno a Londra Kitchener, il Segretario alla Guerra della corona britannica, si rifiutò di riceverlo e anzi lo fece degradare a colonnello e lo mandò in pensione a metà paga.