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SCHEMATICAMENTE, COME FUNZIONAVA LA BLITZKRIEG

La Blitzkrieg: una sintesi


nicola zotti



La Blitzkrieg è la tattica operazionale che ha permesso all'esercito tedesco di ottenere gli eclatanti successi sui campi di battaglia dei primi anni della Seconda Guerra Mondiale.

La sua origine concettuale risale agli ultimi anni della Grande Guerra e alle tattiche elaborate dalle Stosstruppen, che si erano giovate in modo sostanziale de progressi dell'industrializzazione. Negli anni Venti e Trenta i tedeschi studiarono approfonditamente i pregi e i difetti delle tattiche delle Stosstruppen, arrivando a comprendere come attualizzarle, analogamente a quanto fecero britannici e francesi che rimasero però legati ai successi ottenuti dalle grandi formazioni corazzate tra le trincee di Cambrai, giungendo a conclusioni tattiche assai diverse.

Il termine Blitzkrieg pare sia stato coniato da un corrispondente del Time durante l'invasione della Polonia, benché lo stesso Hitler abbia usato questa parola in un raduno nazista a Norimberga nel 1935. Tuttavia la dottrina della Wehrmacht utilizzava il termine molto meno efficace dal punto di vista comunicativo di "Bewegungskrieg", ovvero guerra di movimento.

Anche se la "guerra lampo" porta alla mente i panzer di Hitler che si aprono inarrestabili la strada travolgendo la resistenza di tutti gli eserciti europei, il carro armato è stato solo uno degli ingranaggi nella complessa macchina di questa nuova forma di guerra. In effetti il carro armato non ne fu neppure il fulcro, che in termini complessivi va più genericamente individuato nel motore a combustione interna e semmai, dal punto di vista operazionale, nella fanteria erede delle Stosstruppen, alle quali più spesso di quanto si creda spettava il compito di sostenere le fasi principali e decisive dell'attacco.

La Blitzkrieg è infatti una dottrina per l'impiego combinato di forze armate motorizzate, non solo e non esclusivamente corazzate: i carri armati in collaborazione con la ricognizione, le truppe di fanteria, l'artiglieria, i genieri d'assalto, la logistica, e con il contributo di aerei da attacco al suolo.

Per dovere di informazione va specificato che solo una quota ridotta delle forze che partecipavano alla Blitzkrieg erano su veicoli a motore e meno ancora su veicoli corazzati: le stesse divisioni Panzer spesso contavano sul trasporto animale per parte della logistica e dei traini, mentre molte delle unità di fanteria si muovevano ancora con le proprie gambe e spesso compivano veri e propri miracoli per tenere la velocità dei mezzi a motore.

Il principio del funzionamento di base della Blitzkrieg era comunque la "Einheit" ("unità") con tutti gli elementi non semplicemente in collaborazione tra loro, ma integrati in gruppi di combattimento ai livelli più bassi.

Così, un battaglione carri di tre o quattro compagnie idealmente entra in azione accompagnato da una compagnia di genieri d'assalto, due, tre o più compagnie di fanteria, alcune batterie di antiaerei e di anticarro e unità di addetti alle comunicazioni.

Il battaglione, inoltre, avrebbe potuto contare sul sostegno di un paio di batterie di artiglieria da campo e una squadriglia o due di bombardieri in picchiata, a loro volta protetti da aerei da caccia, tutti agli ordini del comandante di battaglione. La formazione di ulteriori gruppi di battaglia integrati a livello di plotone con squadre di genieri, fanti e carri armati avrebbero come minimo garantito che i punti di forza di ciascuna arma sarebbero serviti a ridurre la portata dei rispettivi punti deboli, e possibilmente avrebbero anche creato un potenziamento sinergico.

Tatticamente, agli esploratori spettava il compito di individuare non solo il nemico, magari facendosi sparare addosso, ma soprattutto delineare la conformazione della sua disposizione sul terreno: l'importanza della ricognizione crebbe col tempo arricchendosi della funzione di agganciare il nemico e iniziare il combattimento, acquisendo anche strumenti adeguati.

Se necessario, i genieri avrebbero rimosso gli ostacoli, coprendo anche coi fumogeni l'avanzata generale ai cosiddetti elementi di combattimento, e utilizzando lanciafiamme ed esplosivi per ridurre le fortificazioni. I carri avrebbero protetto e sostenuto l'avanzata dei fanti, proteggendoli dalle mitragliatrici, mentre la fanteria avrebbe a sua volta tutelato i carri dalle armi anticarro. Cannoni anticarro e antiaerei si dovevano prendere cura di aerei e carri nemici, essendosi la Flak dimostrata ottimamente in grado di contrastare i carri armati, mentre l'artiglieria e i bombardieri in picchiata dovevano ammorbidire il nemico occupandosi di sgretolare punti di resistenza particolarmente tenaci. Infine i segnalatori avrebbero tenuto assieme il tutto con le comunicazioni.

Gli attacchi venivano organizzati in scaglioni o a ondate. Non appena il primo gruppo di unità si fosse assicurato il proprio obiettivo, il secondo e il terzo sarebbero passati oltre fino a raggiungere quelli loro assegnati. L'idea era in realtà non tanto di lottare contro il nemico per distruggerlo, quanto di perforare la sua "crosta" e penetrare all'interno della sua area di operazioni, dove era possibile sfruttare il vero vantaggio delle forze meccanizzate e motorizzate, ovvero la mobilità, che avrebbe consentito di dilagare nelle retrovie avversarie spezzando linee di approvvigionamento, di comunicazione e di ripiegamento, con l'obiettivo ultimo di isolare il nemico e costringerlo alla resa.

Le operazioni della Blitzkrieg avvenivano attraverso alcune fasi consecutive più o meno preordinate. Considerate l'elenco che segue non molto più che un lessico, perché la natura non schematica della cultura militare tedesca era contraria a formalizzazioni tanto stringenti. Nelle opere di dottrina dell'esercito tedesco (il Truppenführung) non troverete, dunque, un elenco di fasi così puntuale, articolato e specifico.

1) si cominciava con la Aufmarsch, il movimento a contatto della fronte nemica, un'operazione eseguibile con relativa rapidità, nonostante l'apparentemente ampia dispersione delle forze, data la completa motorizzazione delle truppe attaccanti.
2) Seguiva la Gefechtsstreifen, la concentrazione contro un ristretto settore della fronte del nemico, individuato come
3) Schwerpunkt, centro di gravità dell'attacco, da aggredire con grande forza -- “Nicht kleckern, klotzen!” ripeteva Guderian -- , in contrasto con le numerose finte che sarebbero state intraprese simultaneamente all'attacco principale.
4) Seguiva la Einbruch, penetrazione dello schieramento nemico, che, in caso di successo, veniva proseguita da ulteriori forze al fine di conseguire con un unico movimento il cosiddetto
5) Durchsruch, ovvero lo sfondamento, consentendo la penetrazione delle truppe mobili nelle retrovie nemiche dove si sarebbe potuta applicare la tattica detta
6) Flächen und Lückentaktik, la tattica "delle superfici e dei vuoti": intendendo per superfici le aree dove il nemico resisteva -- con capisaldi o concentrazioni di riserve -- e che dovevano quindi essere evitate, e quelle dove il nemico era più debole e remissivo che andavano invece colpite per proseguire l'avanzata il più celermente possibile verso gli obiettivi strategicamente decisivi, come le linee di comunicazione, mentre le truppe di secondo scaglione si sarebbero occupate dello
7) Aufrollen, ovvero di avvolgere il nemico con lo sfruttamento e l'allargamento laterale della breccia e la riduzione delle sacche di resistenza organizzate, operazioni alle quali potevano partecipare anche forze più lente, mentre alla punta di diamante più veloce sarebbe spettato il compito detto
8) Keil und Kessel, letteralmente "cuneo e sacca", ovvero l'accerchiamento del nemico.

Tutti passaggi più o meno immancabili in una battaglia tipo della Blitzkrieg.

I successi dovevano essere sostenuti e gli attacchi falliti interrotti prima che si trasformassero in disastri, perché l'obiettivo della Blitzkrieg, lo ricordo, era mantenere il più possibile il movimento avanzante e per farlo si doveva penetrare il dispositivo nemico come un colpo di fioretto e non fracassarlo come con una mazza. In questa prospettiva era perfettamente sensato che un gruppo di battaglia che incontrava eccessive resistenze abbandonasse l'attacco per collaborare con altri gruppi di battaglia più fortunati o lo seguisse nello sfondamento.

La tradizione militare tedesca con Helmut von Moltke aveva introdotto l'Auftragstaktik, ovvero la "tattica dell'incarico": al comandante veniva affidata una missione, spiegata in un ordine brevissimo e chiaro, e poi lasciato completamente al suo giudizio decidere quali mezzi e metodi utilizzare per portarla a termine. Questo metodo valeva per ogni livello di comando e ne enfatizzava l'autonomia, confidando nella preparazione e nella esperienza di ogni leader di unità.

Sempre da von Moltke era stata mutuata l'idea della "Kesselschlacht", la battaglia di accerchiamento, come obiettivo finale del flusso delle operazioni: tuttavia se lo Schwerpunkt era stato individuato correttamente, il dispositivo nemico poteva essere disarticolato e sconfitto prima ancora che le sue truppe si trovassero circondate.

La Blitzkrieg funzionò decisamente bene in Polonia, in Francia, nei Balcani, e in Nord Africa e in Russia per i primi anni di guerra. Ma il successo della Blitzkrieg dipendeva tanto dalla abilità e dall'addestramento dell'esercito tedesco, quanto dall'arretratezza e dall'inettitudine degli avversari. Questi ultimi erano destinati a subire la superiorità tedesca quanto più erano disponibili a lasciarsi sorprendere, quanto più erano poco reattivi e mobili, e soprattutto in misura della propria inferiorità intellettuale e della propria rigidità dottrinale.

Uno svantaggio nella quantità e qualità di armi anticarro, e l'inferiorità nei cieli facevano il resto, spesso provocando un repentino crollo del morale alla prima avvisaglia di minaccia alle linee di comunicazione.

Senza il vantaggio della sorpresa il nemico poteva predisporre le adeguate contromisure, con una migliore preparazione intellettuale e dottrinale poteva reagire con più efficacia e prontezza, Con una maggiore mobilità poteva intraprendere contrattacchi mirati là dove le punte avanzanti mostravano segni di crisi, con buone e numerose armi anticarro poteva erodere il potenziale offensivo dei carri tedeschi o per lo meno rallentarli considerevolmente, con la superiorità aerea poteva dominare il campo di battaglia impedendo le concentrazioni di veicoli sulle strade.

Se poi, una volta circondato, rifiutava di arrendersi e proseguiva caparbiamente a combattere, l'avversario non solo avrebbe trattenuto le forze tedesche in seconda schiera e preziose riserve mobili, ma avrebbe anche provocato l'allargarsi della distanza con le avanguardie che avrebbero potuto trovarsi pericolosamente isolate e soggette a contrattacchi.

Data l'avidità di carburante e anche di munizioni delle truppe corazzate, questo poteva significare un vero e propio disastro.

Con il passare del tempo, e il susseguirsi delle sconfitte, gli avversari della Germania nazista compresero i possibili punti deboli della Blitzkrieg, e impararono anche a impiegare essi stessi questa tattica, seppure non sempre con la stessa abilità dei suoi inventori e sicuramente mai con la stessa efficacia.