L'addestramento è il complesso di misure che un esercito adotta in prima istanza, ma non solo, in tempo di pace per preparare i propri uomini al combattimento secondo i dettami della propria dottrina militare. Cambiamenti di dottrina durante il corso di una guerra possono portare a cambiamenti di addestramento, come pure esigenze belliche contingenti possono provocare mutamenti nel livello minimo di addestramento delle truppe ritenuto in origine necessario per affrontare il combattimento.
Esistono 5 tipologie di addestramento:
- individuale
- di cellula tattica
- di reparto e di unità
- sinergico e interforze
- di armata
Ciascuna di esse ha le proprie peculiarità e riveste un proprio ruolo specifico nel determinare l'efficienza in combattimento di un esercito, ma in linee generali si può affermare che questo elenco coincida da un lato con la genesi e l'evoluzione storica dell'addestramento, e dall'altro con il livello di professionalizzazione e di sofisticazione di un esercito e della sua dottrina. Inoltre, ciascuno di questi livelli ha momenti di sovrapposizione con il precedente/successivo, che l'evoluzione dell'arte militare ha contribuito a rendere indistinti, tanto da farci apparire alcune classificazioni un po' astratte.
1. Addestramento individuale
L'addestramento individuale può essere distinto in due parti, storicamente spesso, ma non necessariamente, compresenti e legate tra loro: l'addestramento fisico e quello propriamente militare. Fino alla metà dell'Ottocento non erano effettivamente distinte: la forma fisica non veniva "curata" in modo consapevolmente specifico, ma solo indiretto, attraverso l'addestramento finalizzato alla professione militare: ad esempio la resistenza fisica tramite le marce, il nuoto per la necessità di guadare fiumi, ecc. Addestrarsi all'uso delle armi è, almeno in astratto, la più originaria e primitiva delle esigenze dell'uomo che si prepara alla guerra e al combattimento. Dato che armi diverse richiedono una quantità di addestramento diversa, una prestanza fisica diversa e anche una predisposizione personale e un atteggiamento mentale diversi, sono gli eserciti che si adattano al materiale umano a disposizione e solo nel caso particolare in cui un esercito è espressione di una comunità che dispone di una struttura molto organizzata e diffusa, delle risorse e del tempo necessario, si può operare il tentativo opposto di adeguare il materiale umano disponibile alle esigenze teoriche della guerra, mediante, appunto, particolari forme di addestramento. In caso contrario l'addestramento è un affare privato, lasciato alla responsabilità e alle risorse dei singoli ed eventualmente dei loro gruppi di riferimento (clan, famiglie, ecc.): è questo tipicamente il caso delle società guerriere o divise in ceti formalizzati e in caste. La struttura politico-sociale di una comunità e la sua cultura militare determinano inoltre, in relazione alle potenziali minacce, l'idea di combattimento per il quale il soldato si deve addestrare, provocando non solo la domanda di addestramento ma a volte anche l'abbandono di tecnologie belliche che richiedono materiale umano diverso e addestramento non più praticabile, oppure insistendo su alcune pratiche in modo ideologico.
È questo, ad esempio, il caso del bizzarro addestramento all'uso della baionetta che fu sempre anacronistico e slegato dalla sua utilizzazione effettiva sul campo di battaglia: i fanti venivano lungamente addestrati alle tecniche di una scherma di baionetta i cui duelli sul campo di battaglia erano di fatto rarissimi, perché l'efficacia della baionetta era legata innanzitutto all'effetto psicologico del suo uso a massa.
Minore addestramento personale è una premessa per eserciti più grandi, non necessariamente meno efficaci, come è ad esempio il caso emblematico dell'introduzione della picca o dell'arma da fuoco che, semmai, promossero l'esigenza di uno specifico addestramento di unità.
2. Addestramento di cellula tattica
Una cellula tattica è la più piccola delle unità nella quale il singolo si trova ad operare in modo coordinato. Fino al XIX secolo avremmo potuto più semplicemente definirla la "fila" ovvero il gruppo di uomini allineati l'uno dietro l'altro che eseguivano tutti gli stessi movimenti di un capofila per effettuare le manovre tattiche o eseguivano i vari passaggi di una sequenza tattica secondo un ordine prestabilito, come nel caso del procedimento di fuoco durante il periodo della tattica lineare. Lo spettro della complessità addestrativa è molto ampio: far marciare un gruppo di soldati in fila indiana è abbastanza banale, fare in modo che eseguano in tempi uguali e coordinati le 40 operazioni in cui era parcellizzato il caricamento di un moschetto nel XVII secolo, richiedeva molto più tempo. Nelle unità militari più primitive la cellula tattica si confonde con l'unità stessa, nella quale i combattenti si comportano in modo istintivo o rispondono ad un ordine come singoli individui: il che non incide sul giudizio dell'efficienza bellica dell'unità, come è ad esempio il caso degli arcieri a cavallo nomadi o dei samurai. La cellula tattica è la prima componente che può avere una distinzione di grado tra i suoi appartenenti e può essere assegnata alla responsabilità di sottufficiali "capofila" e "chiudifila".
3. Addestramento di reparto e di unità
La definizione di reparto come somma delle singole cellule tattiche nella minore unità nella quale è previsto che operino assieme, è difficilmente distinguibile da quella di unità, benché si tratti di entità diverse. E, fatte salve le differenze nelle varie epoche, in modo forse un po' approssimativo, possiamo definire l'addestramento di unità quello che coinvolge i reparti della minore componente monoarma di un esercito. In epoca napoleonica, ad esempio, nonostante le diverse terminologie nazionali, la compagnia era suddivisa in varie tipologie di reparti, fino al minore composto da poche fila di uomini. Un numero vario di compagnie formavano i reparti del battaglione, e un numero variabile di questi costituiva il reggimento: alla base delle manovre tattiche di ognuna di queste unità era sempre il più piccolo degli elementi di manovra e i suoi multipli, mentre in combattimento l'unità fondamentale era il battaglione o il suo equivalente. L'addestramento, in questo caso, era sempre funzionale all'efficienza militare del battaglione, ovvero dell'unità tattica di battaglia. Teoricamente anche il reggimento era destinato ad operare in modo unitario, ma in realtà i battaglioni di un reggimento raramente combattevano uniti, venendo nella pratica destinati ad operare su teatri diversi in modo da evitare che potessero essere distrutti completamente in un'unica sfortunata occasione. I soldati che appartenevano al medesimo plotone, quindi, venivano addestrati a comportarsi come un corpo unico, la pedina di base all'interno degli schemi tattici di battaglione: ed è anche a livello di unità che si svolge di norma l'addestramento più comune. Sono rari, al contrario, i casi in cui più unità, ad esempio più battaglioni, per non parlare di più reggimenti, potessero usufruire di momenti di addestramento comune, una peculiarità, questa, solo di eserciti professionali o estremamente organizzati che dispongono, per di più, del tempo, degli spazi e delle risorse necessarie: ciò che è normale, ad esempio, per una legione romana di epoca già tardo repubblicana, non lo è per una legione di reclute dell'epoca precedente, Suppliscono a queste deficienze addestrative i sottufficiali assegnati ai reparti e soprattutto gli ufficiali in comando alle unità: sono loro a possedere le conoscenze necessarie al coordinamento tra le varie unità. Comprensibilmente, una comunità che dispone di numerosi quadri preparati ed esperti, potrà disporre di unità più numerose (anche se eventualmente più piccole), di superiore manovrabilità, di maggiore controllo e, in ultima analisi, di morale migliore.
La comparsa dell'addestramento di reparto e di unità in epoca medioevale segna un momento di svolta nella storia dell'arte militare che vede il declino della supremazia delle cavallerie feudali e il ritorno alla prevalenza delle fanterie pesanti.
4. Addestramento sinergico e interforze
Al di là di come si riesca ad arrvare sul campo di battaglia, l'efficienza di un esercito è fortemente influenzata dalla capacità di effettuare sinergie tra le sue armi. Quanto più basso è il livello al quale queste sinergie si concretizzano e tanto maggiore è la misura dell'efficacia bellica complessiva di un esercito. Durante la seconda guerra mondiale le battaglie si vincevano quando squadre, plotoni e compagnie erano addestrate all'uso sinergico dei vari tipi di arma di cui erano dotate, ovvero ottenendo il prodotto massimo dall'uso coordinato di armi personali e di armi di accompagnamento. Questo rappresentava il mattone fondamentale alla collaborazione letteralmente interforze –– tra fanteria, artiglieria, corazzati, aviazione -- tipica ad esempio della Blitzkrieg. In epoca moderna non esistono praticamente più reparti monoarma e quindi la distinzione tra addestramento di reparto/unità e quello sinergico/interforze, può apparire fittizia. In realtà anche solo in epoca napoleonica per far collaborare tra loro in modo sinergico fanteria, artiglieria e cavalleria serviva non solo un addestramento specifico, ma anche ufficiali estremamente competenti e dottrine tattiche adeguate, come quelle elaborate da de Guibert, e nella storia militare gli eserciti che eseguivano un addestramento sinergico sono vere e proprie eccezioni. Il primo esercito moderno ad aver applicato questi concetti addestrativi fu il Tercio spagnolo, nel quale la combinazione tra picche e armi da fuoco era l'elemento essenziale e rivoluzionario.
5. Addestramento di armata
L'etimologia della parola "esercito" è nel latino "exercitus", le truppe adunate per la rivista, che inizialmente aveva il significato di esercizio e quindi di esercizio militare. È singolare che nel medioevo per riferirsi ad un insieme organizzato di truppe in italiano si usasse il termine "oste", mentre la parola esercito aveva il significato diverso di grande quantità di persone, animali o cose, che sembra richiamare l'etimologia originaria del germanico Heer, probabilmente derivante a sua volta da "mandria", e che pure ha affinità con Herr, signore. Insomma il collegamento tra un esercito e l'esercizio militare utile a renderlo più efficiente si è perso col tempo. Le "grandi manovre" sono un esercizio costoso riservato a stati ricchissimi e con eserciti permanenti. Il concetto di addestramento coordinato di un'intera armata non era estraneo agli antici, come dimostra l'ordine di battaglia contro gli Alani di Arriano, ma si deve aspettare Helmuth von Moltke perché venga percepita l'esigenza di addestrare a questo scopo un corpo a se stante dell'esercito: lo Stato Maggiore.
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