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BRONZO, FERRO E CARRI DA GUERRA

Gli Ittiti secondo il Corriere

Nicola Zotti



Corriere della Sera, 23 agosto 2005, pag. 37, Eva Cantarella (sulle opinioni della quale ho già avuto modo di esprimere qualche critica) parla degli Ittiti.

La Cantarella è un'ottima scrittrice e studiosa di storia antica, ma quando affronta temi di storia militare sembra non sia pienamente padrona né dell'argomento né soprattutto della logica militare. Così cade nei banali errori di cui persino un semplice appassionato come me è capace di accorgersi.

Il titolo dell'articolo già mette un po' in allarme: "L'arma segreta degli Ittiti: il cavallo". Secondo la Cantarella, infatti, gli Ittiti aggiogarono il cavallo "per primi a veloci carri da guerra" e con questa arma segreta conquistarono un impero. L'affermazione non è vera, ma è comunque accettabile, vista la capacità degli Ittiti di sfruttare al meglio le innovazioni prodotte da altri: il cavallo addomesticato capace di trainare un carro da guerra.

Ma le cose si complicano poi. Scrive, infatti, la Cantarella che gli Ittiti furono i primi a lavorare il ferro con il quale "costruirono spade leggere e maneggevoli, che sostituirono le antiche, pesantissime armi di bronzo".

L'ennesima versione del trito "technological edge", ovvero la tendenza a spiegare i fatti militari in base ad un reale o supposto margine di supremazia tecnologica: un'illusione tecnocratica dura a morire.

Nel caso in questione, poi, l'asserzione non solo non spiega niente, ma contiene diversi marchiani errori.

Gli Ittiti condividono il primato della lavorazione del ferro con almeno altre due civiltà: quella protoceltica di Hallstatt e quella micenea. Tuttavia, è solo verso il XII secolo a. C. che i progressi della metallurgia consentirono la fabbricazione di un ferro capace di competere con il bronzo. Nel XII secolo, però, l'impero degli Ittiti era già scomparso dalla storia.

Infatti, le antiche fonderie producevano un bronzo più duro del ferro. Quest'ultimo richiedeva tecniche metallurgiche sofisticate per essere competitivo in quanto a resistenza, tecniche che entrarono in uso appunto solo a partire dal XII secolo, ma anche dopo quella data bronzo e ferro convissero a lungo.

Il vantaggio del ferro rispetto al bronzo era nella reperibilità del minerale, molto più diffuso dello stagno (necessario per la lega di bronzo) e quindi, almeno formalmente, capace di armare più truppe.

Il bronzo è una lega di rame e stagno. La percentuale di quest'ultimo nelle armi antiche varia da una media del 9,4% nella prima era del bronzo, al 10,6% nella tarda, perfettamente comparabile con quella dei cannoni napoleonici che avevano una componente di stagno dall'8,5% al 10,7% (di fatto poi i cannoni dell'epoca napoleonica erano in ottone (lega di rame, circa per metà, zinco e un bouquet di altri minerali, ma questa è un'altra storia).

Il peso del bronzo varia, a seconda della componente di stagno, tra 7,4 e 8,9 Kg. per dm3, per percentuaii di stagno tra l'8 e il 14%.

Il ferro, invece, ha un peso di 7,85 Kg. per dm3: ovvero persino superiore a quello del bronzo a basse percentuali di stagno.

Forma e dimensioni delle armi non cambiarono con l'arrivo del ferro, anzi: gli antichi guerrieri, esaltati dalla diffusione del ferro, costruirono spade di ferro enormi e pesantissime, forse non solo di uso cerimoniale ma addirittura bellico.

Quindi Cantarella sbaglia quando sostiene che le armi in bronzo erano obsolete rispetto a quelle di ferro, ma soprattutto è in errore quando afferma che fossero più pesanti.

La cosa più buffa, però, è la stessa asserzione che gli ittiti debbano le proprie vittorie alle "spade leggere e maneggevoli" che crearono col ferro.

Guardate le spade "leggere e maneggevoli" degli Ittiti.


In pratica armi molto simili alla Kopesh egiziana o alla Sapara assira: una pesante mannaia con la quale la fanteria Ittita completava il lavoro iniziato dalla manovra dei carri.

Questo riferimeno alle spade ittite, comunque, non è indicativo solo di una certa indulgenza della Cantarella nel luogo comune, quanto di una sua carenza di capacità di analisi militare.

Infatti il combattimento dei "carristi" ittiti era essenzialmente di tiro e occasionalmente di sfondamento e i loro carri con l'andar del tempo si appesantirono ed irrobustirono, tanto che le ruote passarono da 6 a 8 raggi e il loro asse avanzò dal retro del carro fino ad assumere una posizione centrale: infatti l'equipaggio passò da 2 a 3 combattenti, aggiungendosi a guidatore e guerriero un portascudo.

La spada è quindi un'arma assolutamente ancillare per i carristi ittiti, che non scendono sistematicamente dai loro carri per combattere, ma colpiscono dalla distanza con archi compositi, lunghe lance o giavellotti.

Tra l'altro è importante ricordare che i documenti egiziani testimoniano sia con le immagini che con le parole il largo uso di truppe mercenarie da parte degli Ittiti.

Anche sollevando il dubbio che si tratti di popolazioni soggette anziché di veri e propri mercenari, questo elemento impone di considerare il sistema militare ittita come un insieme coordinato di elementi eterogenei, nel quale il ruolo di eventuali "superarmi" risulta per forza di cose fortemente ridimensionato.

Più che di "armi segrete", a questo punto, mi pare si possa dire che gli Ittiti disponessero di un'extra-risorsa, che permetteva loro di acquisire sul mercato le forze di cui potevano aver bisogno.