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2004
mar


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recce team

marzo 2004

 

La storia non la scrivono i vincitori

La storia la scrivono gli storici.

Chi la fa, normalmente, non è uno storico, ma un politico, il quale a sua volta può essere uno sconfitto o un vincitore, a seconda dei casi.

Gli storici appartengono al genere umano, e come tali abbondano di pregi e difetti, come capita a tutti, con passioni e idiosincrasie, orgogli nazionali da difendere, conti da regolare, e soprattutto l'ambizione di portare alla giusta luce e al giusto peso qualche evento, fenomeno o personaggio prima ignorato.

Già questo è un buon antidoto contro la possibilità che la storia la scrivano i vincitori, ai quali non è data in assoluto la facoltà di annullare le fonti dei perdenti, e quindi la possibilità che ad esse attingano gli storici. E si potrebbe fare una buona lista di storici "perdenti" che hanno scritto la storia dei vincitori (Polibio o Flavio Giuseppe, ad esempio) o di "perdenti" che hanno provato ha riscirversi "vincitori" ma non sono riusciti a gabbare gli storici (ad esempio Ramesse II con la sua campagna per la conquista della Siria conclusasi a Qadesh nel 1300 a. C.)

Ci sono poi gli scopritori dell'ombrello, (vedi la rivelazione di Repubblica su Waterloo), che fanno del sensazionalismo su basi assolutamente inconsistenti.

A Waterloo vinse una composita alleanza che rimase solidale nonostante un poco entusiastico inizio: gli inglesi finalmente si fidarono dei prussiani e i prussiani degli inglesi, e i tanto sottovalutati belgo-olandesi si guadagnarono anch'essi i propri meriti.

Se volete una rivelazione, la campagna l'hanno vinta loro: la vinse il Luogotenente Generale barone Hendrik George de Perponcher-Slednitsky quando disobbedì all'ordine di Wellington di abbandonare Quatre Bras, per chi non lo sapesse un incrocio di importanza strategica. Il suo bluff sostenuto da pochi battaglioni impedì che i francesi potessero incunearsi tra l'armata anglo-alleata e quella prussiana decidendo la campagna.

Wellington invece la storia seppe farla: e questo è un altro discorso. Dimostrando doti da politico anche migliori di quelle che aveva come militare, si aggiudicò meriti altrui promuovendo abilmente se stesso a scapito dei suoi alleati: capacità dimostrata anche nella guerra peninsulare, quando a farne le spese furono portoghesi e spagnoli.

E queste doti Wellington le mise a frutto nel dopoguerra, diventando Primo ministo.

Ma allora che cosa dovremmo dire del generale De Gaulle? Per merito suo una nazione il cui peso nell'esito della Seconda Guerra Mondiale è stato trascurabile, dopo 60 anni siede ancora nell'empireo dei vincitori, nel consiglio di sicurezza dell'ONU.

NZ