La storia la scrivono gli storici.
Chi la fa, normalmente, non è uno storico,
ma un politico, il quale a sua volta può
essere uno sconfitto o un vincitore, a seconda dei
casi.
Gli
storici appartengono al genere umano, e come tali
abbondano di pregi e difetti, come capita a tutti,
con passioni e idiosincrasie, orgogli nazionali
da difendere, conti da regolare, e soprattutto
l'ambizione di portare alla giusta luce e al giusto
peso qualche evento, fenomeno o personaggio prima
ignorato.
Già questo è un buon antidoto contro
la possibilità che la storia la scrivano
i vincitori, ai quali non è data in assoluto
la facoltà di annullare le fonti dei perdenti,
e quindi la possibilità che ad esse attingano
gli storici. E si potrebbe fare una buona lista
di storici "perdenti" che hanno scritto
la storia dei vincitori (Polibio o Flavio Giuseppe,
ad esempio) o di "perdenti" che hanno
provato ha riscirversi "vincitori" ma
non sono riusciti a gabbare gli storici (ad esempio
Ramesse II con la sua campagna per la conquista
della Siria conclusasi a Qadesh nel 1300 a. C.)
Ci sono poi gli scopritori dell'ombrello, (vedi
la rivelazione
di Repubblica su Waterloo), che fanno del
sensazionalismo su basi assolutamente inconsistenti.
A Waterloo vinse una composita alleanza che rimase
solidale nonostante un poco entusiastico inizio:
gli inglesi finalmente si fidarono dei prussiani
e i prussiani degli inglesi, e i tanto sottovalutati
belgo-olandesi si guadagnarono anch'essi i propri
meriti.
Se volete una rivelazione, la campagna l'hanno
vinta loro: la vinse il Luogotenente Generale
barone Hendrik George de
Perponcher-Slednitsky quando disobbedì
all'ordine di Wellington di abbandonare Quatre
Bras, per chi non lo sapesse un incrocio di importanza
strategica. Il suo bluff sostenuto da pochi battaglioni
impedì che i francesi potessero incunearsi
tra l'armata anglo-alleata e quella prussiana
decidendo la campagna.
Wellington invece la storia seppe farla: e questo
è un altro discorso. Dimostrando doti da
politico anche migliori di quelle che aveva come
militare, si aggiudicò meriti altrui promuovendo
abilmente se stesso a scapito dei suoi alleati:
capacità dimostrata anche nella guerra
peninsulare, quando a farne le spese furono portoghesi
e spagnoli.
E queste doti Wellington le mise a frutto nel
dopoguerra, diventando Primo ministo.
Ma
allora che cosa dovremmo dire del generale De
Gaulle? Per
merito suo una nazione il cui peso nell'esito
della Seconda Guerra Mondiale è stato trascurabile,
dopo 60 anni siede ancora nell'empireo dei vincitori,
nel consiglio di sicurezza dell'ONU.
NZ
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