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COME LA PICCA HA EGEMONIZZATO I CAMPI DI BATTAGLIA

La prevalenza del picchiere


nicola zotti




giotto

Cattura di Cristo - Giotto (1303-5)



Il passaggio fondamentale dalla guerra medioevale a quella moderna fu l'avvento della picca non solo come principale, ma come unica arma da mischia delle formazioni di fanteria.

Le unità di fanteria alto-medioevale erano spesso formate da uomini dotati di una panoplia molto varia. I signori feudali e i Comuni a lungo non posero regole particolarmente stringenti alle proprie truppe, accontentandosi di stilare lunghi elenchi di armi accettabili.

Le armi in asta (e non solo) più diverse erano riunite nella stessa unità: sia quelle improvvisate dalle truppe contadine più povere, sia quelle dei mercenari o comunque di truppe più "professionali".

Le armi dei primi erano "rustiche" ovvero semplici attrezzi della vita rurale portati tali e quali sui campi di battaglia come le ronche da potatura, oppure modificate con qualche martellata e qualche ritocco per renderle ancora più letali, ad esempio le falci raddrizzate. Quelle dei secondi spesso derivate da queste armi rustiche, ma costruite appositamente da fabbri specializzati, senza per altro ancora acquisire caratteristiche distintive di particolare rilievo.

Prevaleva, dunque, il principio della attitudine e dell'abitudine personale del singolo combattente, che aveva una sua logica e una sua convenienza, non sempre compatibile, tuttavia, con altre logiche e convenienze.

Quando infatti era il potere politico a dover rifornire di armi, in tutto o in parte, le sue forze armate, o quando aveva un'idea precisa (e non emergenziale) di che cosa era opportuno in battaglia, allora esso esprimeva precise preferenze in fatto di armamenti, dettate, diremmo oggi, da una dottrina militare.

Preferenze che avevano ripercussioni immediate sulla produzione di armi, sulla composizione delle unità e sulle loro tattiche.

Se il Duecento era stato il secolo della Cavalleria, il XIV secolo si affermerà come quello della riconquista da parte della Fanteria del predominio sui campi di battaglia: complice la riscoperta di un'arma del passato, la picca.

La lancia di fanteria, o, come come veniva anche chiamata, lo spiedo, era la più antica e semplice delle armi e mai passata di moda, i primi esemplari risalenti addirittura a 300.000 anni fa.


picche I puntali:


1) Spiedo

2) Spiedo "da caccia" con alette

3) Picca



Economica e facile da costruire – un robusto palo a sezione rotonda o poligonale lungo da 2 a 2,5 metri sormontato da una punta simmetrica con due taglienti – in epoca medioevale è popolare anche per l'uso che se ne fa a caccia contro selvaggina pericolosa come i cinghiali o contro le bestie feroci, ed è per questo caratterizzata da un arresto costituito da due alette posizionate alla base della punta che impediscono che essa penetri eccessivamente.

La questione della funzione delle alette è contestata: da parte mia posso notare che i "venatores" romani, i gladiatori che nelle arene combattevano contro animali feroci, non sempre sembra abbiano alette sugli spiedi dei quali sono armati, il che è perlomeno strano. In un solo caso, rappresentato in un mosaico alla Galleria Borghese di Roma, il puntale è mostra chiaramente un arresto ricurvo, ma ha anche completamente trapassato la fiera, con tutto l'arresto.

Un altro mosaico, quello di Villa del Casale in Sicilia, invece rappresenta una caccia al cinghiale effettuata con uno spiedo con alette, anch'esse ricurve.

Le lance dell'Alto Medioevo hanno le alette, anche quelle di cavalleria, e spesso il puntale è così lungo che potrebbe facilmente passare da parte a parte un uomo, rendendo quindi inutili le alette di cui è comunque provvisto. Questo ci permette di ipotizzare che le alette servissero in realtà a qualche forma di scherma o di parata con la lancia, forse per deviare in qualche modo la lancia dell'avversario.

La lunghezza e l'ampiezza del puntale suggeriscono un uso della lancia più vario, come una specie di alabarda, forse, o come la successiva Partigiana.

La versione militare più tarda, che già assume la denominazione di "picca", è sufficientemente maneggevole da poter essere utilizzata con una sola mano, e quindi permette di usare lo scudo.

Contro la cavalleria viene utilizzata in modo statico, formando una selva di punte rivolte verso il petto del cavallo: una bestia intelligente che rifiuta di impalarsi e si arresta a debita distanza dalla minaccia.
armi in asta
1. Grande ascia; 2. Berdisca; 3. Vouge svizzera; 4. Falcione: 5 Roncone; 6; Coltello inastato



Lo stesso risultato si può ottenere con altre armi più sofisticate che hanno due funzioni, ad esempio partigiane, falcioni, Berdiche e Vouge, che possono essere usate non solo di stocco, ma anche di fendente, avendo così effetto tagliente e/o fratturante, ma richiedono, però, l'uso di entrambe le mani e impediscono di impugnare anche uno scudo.

L'uso della lancia a cavallo, però, consente di raggiungere e colpire l'avversario appiedato rimanendo a distanza di sicurezza di armi che devono rimanere maneggevoli, per dimensioni e peso.

Al contrario delle altre armi di fanteria, rinunciando alle azioni fendenti per specializzarsi in quella di stocco, lo spiedo può essere dotato di un'asta più lunga (anche oltre i 5 metri) perché l'azione di stocco, al contrario di quella fendente, rimane la stessa indipendentemente dalla lunghezza dell'arma.

La picca (così chiamiamo una lancia di grande lunghezza), va naturalmente usata con entrambe le mani, ma diviene così un'arna di estrema potenza, capace di perforare le corazze meno resistenti. I puntali delle picche perdono le alette, ma è difficile ipotizzare il motivo.

Il primo riferimento documentale relativo alla "lancea longa" compare in un documento del 1203, ma dobbiamo aspettare la fine del secolo per averne la prima rappresentazione grafica ne "La cattura di Cristo" attribuita a Cimabue (o alla sua scuola), che vedete qui sotto.


cimabue


Le picche torreggiano su altre armi in asta, tra cui riconosciamo una ronca, sulla sinistra, e una grande ascia, sulla destra. Non è il caso di dedurre da immagini come questa quale proporzione ci fosse tra le diverse armi in asta: possiamo solo confermare il fatto che esse convivessero nella stessa formazione.

Con il contributo delle picche inizierà una serie di vittorie da parte delle fanterie contro le cavallerie destinate nel tempo a ribaltare i rapporti di forze tra Cavalleria e Fanteria.

La prima testimonianza di un ordinativo di massa di "picche" risale a Filippo I di Savoia-Acaia che nel 1327 dovette fronteggiare la discesa in Italia di Ludovico il Bavaro: la guerra proseguì nelle Fiandre dove già l'arma aveva una certa diffusione, rafforzando un trend destinato a propagarsi, seppure lentamente, nel resto dell'Europa occidentale.

Incidentalmente, questo sembra essere il percorso inverso compiuto dalla parola "picca": un termine forse onomatopeico giunto dalle Fiandre alla Francia, e da qui all'Italia.

Per circa un altro secolo le formazioni di fanteria "pesante" prediligono ancora armi più maneggevoli e più adatte al combattimento singolo e solo alcune comunità locali introducono le picche in numero significativo, adottando soluzioni tattiche analoghe: Fiamminghi, Scozzesi e Svizzeri.

L'addestramento necessario per rendere efficace una formazione di picche è infatti di unità, richiede spazi adatti e soprattutto una struttura capace di organizzarlo con regolarità. In particolare non si riesce a concepire ancora un uso offensivo della picca, limitandone l'uso alla fase difensiva statica e quindi diminuendo l'interesse verso l'arma.

Si ripiega così su una soluzione mista: le fanterie ricevono la carica di cavalleria con una prima linea formata da picchieri o da picchieri intercalati con altre armi (Vouge nel caso degli Svizzeri, grandi asce per gli Scozzesi, Goedendag per i Fiamminghi), seguita ancora da altri di questi armigeri, e chiusa, infine, da chi possedeva solo armi minori come spada e scudo.

In combattimento i picchieri fermeranno e romperanno la formazione di cavalleria lasciando agli altri il compito di disarcionare i cavalieri e finirli in corpo a corpo.



formazione mista picche/alabarde


Nello schema qui sopra (fanteria in blu) una prima linea di picchieri arresta la carica di cavalleria (in rosso); le armi in asta più corte in seconda linea (i quadratini neri) potranno allora affrontare la cavalleria, e se qualche cavaliere riuscirà a penetrare nella formazione se ne occuperanno gli uomini in ultima linea armati con spade.

In questa epoca le formazioni di fanteria quando avanzano sono soggette a disordinarsi: si muovono faticosamente sul terreno muovendo all'attacco e possono farlo solo contro altra fanteria, dimostrandosi particolarmente vulnerabili all'attacco combinato di cavallerie e arcieri, perché le prime le costringono all'immobilità, mentre gli altri le bersagliano.

Il corpo a corpo tra fanti è così monopolizzato dalle altre armi in asta, tra le quali emergerà prepotentemente la Vouge Svizzera, per merito dei suoi inventori: già con la vittoria di Morgarten (1315) ma in particolare dopo quella di Sempach nel 1386 contro gli Asburgo. La fama di combattenti dei Confederati si associò infatti alla loro arma prediletta, che divenne il simbolo dei loro successi, e ben presto evolverà nella più sofisticata alabarda.

Le formazioni di fanti pesanti sono sempre appoggiate da tiratori: soprattutto balestrieri e arcieri, ma si affacciano anche le prime armi da fuoco. Il loro ruolo è importante, ma siamo ancora lontani da un vero e proprio impiego di armi combinate: balestrieri e arcieri si devono limitare ad accompagnare la fase di avvicinamento allo scontro, alle schermaglie: non riescono a essere decisivi, con la notevole eccezione degli archi lunghi inglesi.

Deve trascorrere poco più di un secolo da Morgarten perché gli Svizzeri subiscano una sconfitta tale da modificare sostanzialmente la loro fiducia nell'alabarda: il 30 giugno 1422 ad Arbedo vengono pesantemente sconfitti dai Milanesi guidati da Carmagnola.

Più che l'inferiorità numerica (2.500 Svizzeri contro 5.000 cavalieri e 11.000 fanti Milanesi, che Mallet ridimensiona portando il conto degli Svizzeri a 4.000 e quello dei Milanesi a 5.000 cavalieri e 3.000 balestrieri – a sconfiggere gli Svizzeri fu il deciso attacco dei picchieri Milanesi, ovvero i cavalieri smontati con le loro lance, le cui armi superavano in lunghezza le alabarde svizzere.

Dopo dopo questa sconfitta gli Svizzeri riuniti in una Dieta a Lucerna decisero di aumentare la proporzione di picche nelle proprie formazioni militari. Una decisione che diede il via alla seconda, grande, fase espansiva della Confederazione.

Nelle successive guerre contro i Borgognoni di Carlo il Temerario (1474-1477), gli Svizzeri porteranno a 1:1 il rapporto tra alabarde e picche, e a fine secolo le alabarde erano ormai ridotte ad una esigua minoranza, fino a diventare solo un'arma da parata e di rango.

Lo straordinario addestramento degli Svizzeri, infatti, rendeva praticabile una tattica aggressiva delle unità di picchieri, che riuscivano ad assumere l'iniziativa e ad avanzare a grande velocità contro il nemico.

Piani semplici, basati su 3 formazioni di picchieri e alabardieri: avanguardia "(Vorhut"), corpo principale ("Gewalthut" o "Gewalthaufen") e retroguardia ("Nachut"), alle quali le unità di tiratori fungevano da collegamento e non solo da appoggio.

Quando la Vorhut contattave il nemico iniziando il combattimento, gli altri due contingenti potevano aspettare il momento opportuno per intervenire sfruttando la propria velocità e sorprendendo l'avversario là dove l'attacco avrebbe ottenuto gli effetti decisivi sperati.

La cosiddetta "spinta delle picche" faceva il resto: più file contemporaneamente (di norma 4, mentre una quinta rimaneva in riserva) iniziavano ad affondare la propria arma contro il nemico con ripetute stoccate. La prima linea, che normalmente teneva l'arma circa alla metà della sua lunghezza per una maggiore manovrabilità, poteva anche cimentarsi in una scherma essenziale che consisteva nel cercare di scansare la punta dell'avversario – come fanno gli schermidori olimpici sulla loro pedana, ma con molto meno spazio laterale a propria disposizione – e quindi mirare ai punti più scoperti del suo corpo. Quando questo non era possibile, si esercitava una pressione sul corpo dell'avversario nel tentativo di farlo indietreggiare e di sbilanciarlo.

La possibilità di effettuare la scherma di picca dipendeva dal tipo di impugnatura che veniva utilizzata: un'impugnatura centrale permetteva maggiore controllo, ma ovviamente obbligava ad avvicinarsi di più all'avversario, mentre una presa arretrata rendeva disponibile una maggiore lunghezza dell'arma, ma poteva provocare pericolose oscillazioni dell'arma.

L'assenza delle alette al puntale suggerisce, comunque, che qualsiasi forma di scherma fosse molto poco sofisticata.

Le file successive partecipavano alla lotta tenendo la picca più indietro o tenendola sopra la testa e vibrando colpi diagonalmente verso il basso.



echelon svizzero


La manovra a scaglioni degli Svizzeri raggiunse il suo apice a Morat nel 1476 contro i Borgognoni, dove per la prima e forse anche unica volta (per quanto mi consta), gli Svizzeri ebbero occasione di "scalettare" le proprie unità nel più canonico degli "Echelon", poi rimasto nell'immaginario collettivo come loro formazione tipo.

Gli Svizzeri avevano tracciato il solco e negli anni a seguire tutti gli eserciti Europei cercarono di adottarono il loro modello, gradatamente aumentando il numero di picche nelle loro unità di fanteria da mischia a scapito delle altre armi. Fino ai tentativi di imitazione dei Lanzichenecchi di Massimiliano I d'Austria.

Se si escludono gli esperimenti (per altro brevi anche se coronati da successo) degli Spagnoli con le truppe armate di spada e scudo, questo processo non conobbe eccezioni e la tradizione medioevale delle "armi congegnali" e delle unità miste fu praticamente scomparsa verso la fine del XVI secolo.

Era incominciata una nuova storia destinata a durare a lungo: quella delle formazioni di fanteria miste di picchieri e armi da fuoco.

 

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