torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
home > tattica > Gli opliti spartani


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici

quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


PROFESSIONE OPLITA

Gli opliti spartani

nicola zotti




«Il sacrificio degli Spartani»
dipinto gentilmente offerto dall'artista Giuseppe Rava


Plutarco nella vita di Agesilao re di Sparta racconta che durante una campagna contro Tebe negli anni 370, gli alleati degli Spartani si lamentassero di dover contribuire alla guerra con molti più soldati di loro.

«Fu allora, si racconta, che Agesilao [...] li fece sedere tutti in un gruppo da una parte, alla rinfusa, e i Lacedemoni da un'altra parte per conto proprio; poi ordinò all'araldo di far alzare quanti fra i soldati erano vasai. Appena questi furono ritti, fece alzare i fabbri, poi di seguito i falegnami, i muratori e via via gli altri artigiani. Ben presto si trovarono in piedi al completo gli alleati, mentre i Lacedemoni erano ancora tutti seduti: vige infatti a Sparta la proibizione di esercitare o imparare qualsiasi mestiere. Agesilao rise allora e disse: "Osservate, o signori, quanti più soldati di voi mandiamo in guerra"».

Impossibile dare torto ad Agesilao: gli Spartani erano gli unici opliti greci professionisti, dediti alle esercitazioni militari fin dalla più tenera età, e quindi ritenevano di poter reclamare il diritto di stabilire come, quando e perché andare in guerra.

Un professionismo che Sparta sosteneva sfruttando il lavoro servile di una larga popolazione di iloti, con i conseguenti pericoli di ribellioni, mentre per le altre città stato greche l'oplita dilettante e poco addestrato che combatteva solo nelle pause della propria attività non costava nulla.

Oggi noi saremmo portati a considerare altrettanto importante, se non superiore, lo sforzo dei cittadini-soldati alleati di Sparta, e non comprenderemmo perché fossero costretti ad abbandonare le proprie occupazioni per una guerra della quale in larga parte non condividevano i frutti e comunque non decidevano né influivano sulla conduzione.

Ciò che pesava in modo definitivo in favore degli Spartani era proprio il loro professionismo militare che li collocava su un piano di superiorità così accentuato da esprimere una forza di convincimento alla quale era molto difficile opporsi per un oplita"dilettante".

In altre parole: dato il sistema di guerra oplitico, o con la terminologia di oggi la "dottrina" oplitica, gli Spartani l'avevano così approfondita e sviluppata da farne il centro del loro vivere sociale.

E in questo modo un sistema bellico "dilettantistico" nato per venire incontro alle esigenze difensive primarie di semplici cittadini, si era trasformato nella prima cultura militare pervasiva della storia.

Incidentalmente bisogna osservare che le parole di Agesilao citate in apertura avevano in gran parte perso il proprio significato, perché proprio in quegli anni, con la battaglia di Leuttra, gli spartani avevano definitivamente perso la loro fama di imbattibilità, ad opera proprio degli opliti tebani "dilettanti" della Lega beotica guidati da Epaminonda, uno dei più grandi innovatori militari di tutti i tempi: opliti tatticamente meno raffinati degli Spartani, ma combattenti più forti, feroci e motivati.

Alla base della falange oplitica era il senso di appartenenza e di eguaglianza tra i suoi membri: gli Spartani lo trasformarono in vero e proprio spirito di corpo con uno stile di vita che cominciava ad inculcarne i principi fin dalla più tenera età.

Gli uomini che avrebbero combattuto assieme, vivevano anche assieme, si esercitavano assieme e contemporaneamente venivano incitati a competere con altri gruppi analoghi: Hetaireiai come quelle che conosciamo per Alessandro Magno che in epoche successive divennero delle Phratra, confraternite.

La forza fisica, la resistenza alla fatica, alle privazioni e alle intemperie diventavano così una "performance" non solo singola ma anche di gruppo, e i legami che si costituivano divenivano connaturati ad ogni singolo spartano come un vincolo di consanguineità.

Innumerevoli i dettagli aneddotici che ci sono pervenuti, segno che per primi i Greci si stupivano dello stile di vita degli opliti lacedemoni.

Sappiamo da Ateneo, ad esempio, che gli Spartani cominciavano il loro addestramento militare a cinque anni imparando a ballare armati le cosiddette "pirriche": questo non solo per rafforzarli fisicamente, ma soprattutto per instillare in loro il senso del ritmo e la destrezza necessari a muoversi ordinatamente nella falange, movimento che avverrà ancora con l'aiuto della musica, mediante suonatori di flauto.

Il lungo apprendistato al quale i giovani Spartani venivano sottoposti aveva in sé qualcosa di spietato e crudele e quando scendevano in guerra difficilmente poteva capitare loro qualcosa di peggio di ciò che avevano esperito nel loro apprendistato: gli unici uomini al mondo, sostiene Plutarco, che vivevano il combattimento come una riposante pausa dall'addestramento.

Un combattimento tanto agognato da richiedere anche una particolare preparazione estetica: dopo opportuni esercizi di riscaldamento, gli Spartani pettinavano e sistemavano accuratamente i propri capelli in lunghe trecce.

In battaglia l'intenso addestramento forniva agli opliti spartani i vantaggi più importanti.

Innanzitutto l'abitudine alle manovre collettive svolte al suono del flauto permetteva loro di muoversi con maggiore ordine e più rapidità: due qualità decisive nei combattimenti oplitici.

Inoltre gli Spartani sapevano compiere manovre sconosciute agli altri opliti: ad esempio quella che vedete schematizzata qui sotto è descritta con ammirazione da Senofonte e permetteva agli Spartani di passare dalla formazione di marcia a quella di combattimento manovrando direttamente le proprie unità minori, le Pentekostye di 50 uomini, in modo che sul fronte rimanessero il comandante, il Pentacontarco e i capifila, gli Entomotarchi: ed è probabilmente la stessa usata dai romani per schierare le centurie nello schema manipolare della legione.



Gli Spartani, poi, potevano anche cambiare fronte nel caso venissero attaccati alle spalle, e avevano ben due manovre di contromarcia per questa evenienza.

Qui sotto la contromarcia spartana più elaborata:




Un'altra particolarità spartana era il combattimento con la spada che gli altri opliti non solo non praticavano, ma che alcuni strateghi consideravano disonorevole: nel Lachete di Platone è riportata un'animata discussione tra due strateghi, Nicia e Lachete, e quest'ultimo non esita a definire vile chi si si esercita all'uso delle armi.

Il combattimento singolo non era contemplato nella pratica falangita comune: la falange era una realtà unitaria e qualsiasi "individualismo" minava l'uguaglianza sostanziale dei suoi membri.

 

Al contrario gli Spartani non portavano la spada solo pro forma, ma se ne addestravano all'uso: nelle fasi finali della battaglia delle Termopili, quando ormai tutte le lance erano spezzate, gli uomini di Leonida impugnarono le xiphoi (singolare xiphos), dei coltellacci lunghi circa 30 cm. più che delle spade, e combatterono fino all'ultimo con quelle.

Col tempo le xiphoi divennero lunghe fino al doppio, venendo ad assomigliare alle prime daghe romane.


gadget Warfare
Una T-shirt con lo scudo spartano e il motto delle madri spartane
"o con esso o sopra di esso"

 O con questo scudo o sopra di esso, Either with your shield, or on it

Spreadshirt Market Place Design
O con questo scudo o sopra di esso, Either with your shield, or on it