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METAURO, FANO (PS), CENTRO tav. 7 F6

Il Metauro 207 a. C.

nicola zotti


Asdrubale avverte il pericolo

Le condizioni del ricongiungimento delle armate dei due consoli sono state studiate con attenzione in modo che il nemico non si accorga dell'arrivo dei rinforzi.

Le truppe di Nerone entrarono nel campo di notte e il recinto dello stesso non venne allargato, né vennero aggiunte tende: i nuovi venuti furono ospitati in quelle dei commilitoni.

Gli accampamenti delle due armate nemiche si fronteggiano sulle opposte rive del torrente Cesano, a circa 800 metri dal mare. Accanto al campo di Livio sorge, molto più piccolo, quello del pretore Porcio.

Il pretore Lucio Licinio Porcio, come sappiamo, aveva avuto incarico dal Senato romano di presidiare la Provincia con due Legioni a ranghi ridotti. In questa posizione aveva potuto tenere sotto controllo Asdrubale quando questi stava svernando in Arvernia nel 208. E nella primavera del 207 decise di ostacolare Asdrubale nei limiti consentiti dalla qualità e dalla quantità delle sue truppe, che egli stesso definisce deboli.

Per questo motivo nella prosecuzione della campagna Licinio Porcio si impegnò in una serie di azioni di disturbo, fino a ricongiungersi con il console Livio Salinatore.

Asdrubale deve aver osservato gli avversari con molta attenzione, perché durante un'ispezione al fronte si accorge che tra i romani compaiono scudi che non aveva mai visto prima (probabilmente già in questa epoca gli scudi dei legionari erano distinti per le varie unità), così come pure alcuni cavalli apparivano molto provati.

Iniziò a sospettare qualcosa e cercò ulteriori indizi ordinando la cattura di prigionieri: curiosamente, nota Livio che se alcuni fossero risultati particolarmente abbronzati, Asdrubale avrebbe potuto dedurne che avevano affrontato una lunga marcia.

Ma la prova di cui aveva bisogno venne al cartaginese da un altro riscontro e da un'ingenuità romana: Asdrubale inviò delle spie agli accampamenti nemici per accertarne l'ampiezza o un aumento del numero delle tende.

A queste eventualità aveva già provveduto l'accortezza dei consoli: però, la mattina del 21 giugno puntualmente si udì un singolo squillo provenire dall'accampamento del pretore, ma 2 squilli, invece, si udirono nell'accampamento del console Livio Salinatore.

Era la conferma dei suoi sospetti: i due consoli si erano riuniti. Può dunque stimare che di fronte a lui vi sia un esercito forte di due armate consolari: forse oltre 50.000 uomini.

Ma la cosa che più lo deve angosciare, è che le truppe del secondo console possono averlo raggiunto solo dopo aver sconfitto suo fratello Annibale. È tutto ciò che può arguire ed è anche una eventualità durissima da accettare, ma che impone una rivoluzione nella strategia sino ad allora seguita.

Ad Asdrubale non rimane altro che tentare di sganciarsi, abbandonando un'impresa che non aveva più ragione di proseguire.

Seguendo uno schema che aveva funzionato altre volte, leva il campo subito dopo il tramonto del sole. Dobbiamo immaginare le sue truppe incolonnate per nazionalità e non per specialità: in testa gli elefanti con le truppe provenienti dall'Africa, quindi gli spagnoli e i liguri. In coda i galli. Fondo questa ipotesi su quello che sarà poi lo schieramento in battaglia delle truppe cartaginesi.

Suo fratello Annibale in occasione di marce difficili -- come questa indubitamente era -- aveva disposto la colonna diversamente: stringendo i galli tra gli spagnoli e la cavalleria, in modo che non potessero disperdersi e rallentare la marcia come era loro cattiva abitudine.

Se Asdrubale segue un principio diverso ciò può essere dovuto ai motivi più disparati: un semplice parto del caso, innanzitutto, ma anche una manovra deliberata in previsione della futura battaglia. Indubbiamente non voleva rallentare la propria marcia seguendo il passo irregolare e disordinato dei galli.

Comunque sia, Asdrubale cercò di salvare il salvabile e, abbandonando la pianeggiante via costiera, penetrò nell'interno.



Il racconto di Livio giustifica questo comportamento con il tradimento da parte delle guide e con la difficile ricerca di un guado nelle ore notturne e aggiunge che le colonne si persero addirittura e ritornando sui loro passi.

Il fatto ha probabilmente motivazioni diverse. Asdrubale doveva conoscere la zona abbastanza bene per non doversi preoccupare troppo di guadare in giugno un fiume non particolarmente insidioso come il Metauro. Quindi se muove verso l'interno lo fa per motivi tattici: innanzitutto può ritenersi inferiore in cavalleria rispetto al nemico e quindi addentrandosi in collina intende ridurre gli effetti potenzialmente negativi di questo svantaggio.

In secondo luogo, non si può escludere a priori l'ipotesi che Asdrubale si fosse convinto della inevitabilità dello scontro, tanto da andarsi a cercare una posizione più adatta ad una situazione modificatasi in suo sfavore.

Così, dalla pianura prospiciente il torrente Cesano, che non costituiva un gran sostegno tattico ad un esercito che combatteva in inferiorità numerica, si era trasferito ad un terreno maggiormente adeguato sul punto più elevato delle colline prospicenti, dove pure poteva appoggiare l'ala sinistra al fiume Metauro.

Si tratta di supposizioni, però non del tutto prive di un fondamento indiretto nel racconto di Tito Livio: ad esempio le staffette romane mandate in esplorazione avrebbero potuto interpretare l'inversione ad U compiuta dalla colonna nemica per schierarsi sul crinale del colle, come un ritornare sui propri passi dopo l'infruttuosa ricerca di un guado.

D'altra parte, non è pratico raggiungere la posizione in cui avvenne la battaglia costeggiando il Metauro, come farebbe chi cerca un guado -- e come sostiene Livio -- proprio perché ci sono quelle asperità del terreno che più tardi impediranno a Nerone di andare a scontrarsi con i galli. Quindi ci sono le prove per ritenere il comportamento di Asdrubale deliberato e diverso da quello di un uomo in fuga incontrollata.

Il disordine a cui si fa riferimento nel racconto di Livio può semplicemente trattarsi del comprensibile sbandamento notturno delle stanche milizie irregolari galliche, incapaci di sopportare una marcia notturna. Non va dimenticato, inoltre, la grande esperienza militare di Asdrubale e il suo carattere di comandante intraprendente ma responsabile, coraggioso e astuto: tutto ciò costringe noi posteri che esaminiamo il suo comportamento a ritenere più probabile tra due ipotesi quella che pone il fratello di Annibale nella luce migliore.

I romani, comunque, furono molto pronti nel loro inseguimento. Prima di partire divisero le proprie forze in tre colonne a seconda della velocità: in testa tutta la cavalleria al comando di Nerone, seguita da Licinio Porcio che guida i fanti di armatura leggera -- i veliti, gli schermagliatori alleati e le truppe che venivano dalla Provincia -- ed infine il console Livio Salinatore «con tutte le forze di fanteria pronte ed armate, non per fare una marcia, ma per attaccare subito battaglia con il nemico», come tiene a precisare Tito Livio (27.48.3).

In questa sequenza i tre generali romani prendono contatto con il nemico già nel corso dell'inseguimento passando a fil di spada diversi dispersi e ritardatari.

Nel frattempo il grosso dei cartaginesi pare affaccendato nella disposizione degli accampamenti. Ma questi preparativi vengono fatti abortire, perché la cavalleria romana e le truppe leggere sono oramai troppo vicine e troppo aggressive: formano uno schermo dietro il quale sono in arrivo le legioni comandate da Livio Salinatore.

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