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storia militare e cultura strategica
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dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
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ottobre 2007
la legge del più debole


Provare paura è uno strano sentimento. Spinge alcuni all'azione, e altri congela nell'immobilità.

Fare paura, invece, è un inebriante tonico per lo spirito e un insostituibile argomento identitario, confezionati in un corroborante senso di efficacia politica: "facciamo paura, dunque esistiamo e siamo importanti".

Fare paura ha un margine di rischio ridotto, quindi, da due eventualità: che l'altro non reagisca affatto, oppure si limiti a contrattare, cedendo anche solo in parte alla paura.

La terza possibilità – il rilancio – è inevitabilmente residuale e incorre, come pure il cedimento parziale, all'incertezze e ai difetti insiti nell'azione: ovvero nella barocca via crucis del "che fare".

Tutte le reazioni, infatti, sono in qualche misura già delle sconfitte: la vittima viene normalmente scelta con cura e colpita perché è già, appunto, una vittima. Essere presi in considerazione come potenziali vittime è misura di un'invitante e appetitosa vulnerabilità.

Inevitabile, seguendo questo ragionamento astratto, che l'arroganza dell'impaurire agglutini consenso politico, che cresce proporzionalmente non rispetto al numero e alla volontà di chi vuol fare paura, ma alla quantità e alla cedevolezza delle vittime.

Non è la legge del più forte ma quella del più debole a muovere il ciclo della paura e comporta al secondo un doloroso sforzo di adattamento e un cambiamento di prospettiva, alla ricerca di vie per conquistare l'iniziativa nel rapporto, sfuggendo la letale attesa dello "spavento", con l'offerta anticipata della sottomissione più conveniente ed onorevole.

Governare e amministrare la propria gracilità di vittime: ricordo dei doni sacrificali che i nostri antenati primitivi dedicavano alle loro divinità corrucciate.

NZ

gennaio 2007
60.000


Nel 2006 siete stati 60.000.

Sessantamila persone diverse sono capitate su Warfare: molti seguendo il link di una ricerca, alcuni ritornando su queste pagine con periodicità: in tutto ne avete sfogliate circa 240.000.

Non lo annuncio per orgoglio personale, ma perché credo vi possiate sentire un po' meno soli voi, curiosi di storia, che utilizzate l'internet per cercare una risposta ad una vostra domanda.

Siete uno stadio pieno: certo c'è voluto un anno a riempirlo, per carità, ma insomma non mi pare il caso di sottilizzare...

Questo pensiero deve accompagnarvi: continuate ad essere curiosi di storia.

Grazie.

NZ