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novembre 2009
Perché i "300"?


Quando nella Primavera 2007 uscì il film "300" nelle sale cinematografiche, warfare.it conobbe un'impennata di visitatori e di pagine viste.

La maggior parte di essi, come potete immaginare, cercavano informazioni sulla battaglia delle Termopili, sugli opliti spartani e su tutti gli argomenti connessi.

L'effetto di trascinamento durò qualche mese, dopo di ché le visite al sito e le pagine richieste ritornarono nella norma.

Negli scorsi giorni il fenomeno si è ripetuto, con ancora maggiore forza, dopo la programmazione del film sulla televisione generalista: il primo novembre warfare.it è schizzato in orbita e il 2 ha addirittura superato il record stabilito per visite giornaliere proprio due anni e mezzo fa. Il fenomeno si è via via attenuato, ma comunque l'effetto di trascinamento ha determinato in questo novembre 2009 anche il record di visite mensili per i 5 e passa anni di vita di warfare.it.

Che cosa ha spinto tante persone (certo una minima frazione dei 2.900.000 spettatori del film secondo l'Auditel) a volerne sapere di più sulle Termopili, sugli spartani, sugli opliti greci? Quale scintilla è scoccata?

Al di là della potente suggestione che il lavoro artistico di Miller e la sua efficace trasposizione cinematografica provoca nei "moderni", c'è probabilmente qualcosa di più. Anche di più del simbolo "Sparta". C'è un mito che colpisce per qualche sua attualità e evoca e porta in superficie sentimenti collettivi molto forti.

Sottolineo collettivi, perché collettiva è l'esperienza dei 300, In definitiva perdenti, ma di successo: che al di là di Leonida e pochi altri, ci appaiono eroi solidali e uniti persino nell'accettazione della morte e della sconfitta, ma totalmente anonimi, e coi quali proprio per questo forse ci si può più facilmente identificare.

È la solidarietà che spicca? l'eroismo superomistico? la disponibilità assoluta al sacrificio ultimo? la presenza di un palese nemico comune? Oppure la condivisione di un incubo?

300 è la trasposizione sullo schermo di una Graphic Novel, e vuole essere -- ed è -- più fedele ad essa che al racconto di Erodoto. Tuttavia di quest'ultimo riporta tutti gli elementi fondamentali e se c'è "licenza poetica", esagerazione, contributo fantastico sono simili a quelli che si concedevano gli artisti greci quando rappresentavano gli eroi e le loro imprese nelle decorazioni del vasellame.

Soprattutto non mi appaiono distorsioni o esagerazioni, nè tanto meno semplificazioni, nel significato morale e politico che gli antichi conferivano alla vicenda esemplare dei Trecento.

Per Erodoto, Plutarco e Diodoro i Trecento e i loro compagni preferirono morire in piedi che vivere in ginocchio, per interpretare con il proprio sacrificio la lotta degli uomini liberi contro il tiranno: ma oggi quale tiranno minaccia la nostra libertà tanto da farci contemplare se non preferire la morte alla sottomissione?

C'è da rifletterci...


NZ