La citazione di v. Clausewitz è questa:
"La guerra non è dunque solamente
un atto politico, ma un vero strumento della politica,
un seguito del procedimento politico, una sua
continuazione con altri mezzi".
Un gioco di parole polemico molto in voga nei
nostri tempi ribalta l'asserzione di v. Clausewitz
in: "la guerra è l'interruzione, il
fallimento, della politica".
Nella crisi generale della politica, niente di
più naturale che questa affermazione abbia
successo, sottraendo alla politica altro dominio
e altra competenza.
In un passaggio del " Della guerra",
v. Clausewitz spiega: "la guerra di comunità
[...] nasce sempre da una situazione politica
e viene provocata solo da uno scopo politico:
costituisce dunque un atto politico".
Temporalmente, socialmente e logicamente la politica
precede la guerra: non è immaginabile una
guerra senza organizzazione sociale, senza regole
comuni, senza la condivisione di interessi che
giustifichino e consentano il ricorso ad uno strumento
così estremo.
La politica cessa di esistere solo quando scompare
ogni forma di organizzazione, di regole e di interessi
comuni, e ogni individuo è solo con se
stesso.
Ma al di sopra di quel limite, probabilmente irraggiungibile,
la politica è il tessuto di cui sono fatte
le relazioni umane: comprese quelle conflittuali,
compresa la guerra.
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