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maggio 2004

 

Etica delle intenzioni Vs etica della responsabilità



Sappiamo quanto sia pericolosa l'etica delle intenzioni: con la scusa delle buone intenzioni, del fine ultimo, si finisce col giustificare qualsiasi mezzo, anche i più abietti, come la tortura.

Ritengo la tortura inammissibile in due casi: quando il reato è stato già commesso, per ottenere una confessione, e quando il reato è stato giudicato, come parte della pena.

Personalmente, ad esempio, sono contrario tanto all'uso indiscriminato della carcerazione preventiva, quanto al regime del carcere duro.

Però le esigenze informative della guerra hanno sempre portato con sè metodi contrari ai diriti dell'uomo per estorcere informazioni utili e necessarie allo scopo di conoscere e prevenire le intenzioni dell'avversario.

La guerra al terrorismo è essenzialmente una guerra informativa e investigativa ed è quindi evidente che parte importante di essa si sarebbe giocata
in quella terribile zona oscura.

Un'ombra che copre un dilemma morale: che cosa si può o non si può fare per costringere un prigioniero a rivelare notizie utili ad esempio a sventare un imminente attentato terroristico che potrebbe causare la morte di decine o centinaia o migliaia di innocenti?

Era prevedibile che questo dilemma si sarebbe presentato, perché è avere nella testa una domanda così che distingue l'etica delle responsabilità da quella delle intenzioni: la prima indispensabile ad una democrazia, la seconda troppo pericolosa per la sua stessa esistenza.

Era prevedibile e andava previsto, e avrebbe anche segnato una distinzione percepibile con chi un'etica non ce l'ha e sgozza gli innocenti.

Gli strumenti investigativi e la responsabilità di chi doveva utilizzarli andavano esplilcitati. Una conoscenza che avrebbe permesso una condivisione di quella stessa responsabilità.


Visti gli abusi e l'indiscriminato ricorso alla violenza senza giustificazioni credo che le dimissioni del segretario alla difesa Rumsfeld siano indispensabili.

NZ