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novembre 2004

 

Quale esercito per l'Iraq?



Questo è un problema.


L'esercito e la polizia irachene furono sciolte all'indomani della caduta di Saddam : oggi i volontari vengono uccisi dalle autobomba mentre fanno la fila per arruolarsi e le reclute quando tornano (inermi e senza scorta) da periodi di addestramento.

Forse nuove reclute non mancheranno, a sostituire i caduti, ma certo sarebbe opportuno dare loro il tempo di formarsi, almeno impedendo questi attentati e proteggendole -- o permettendo loro di autoproteggersi -- se si spostano per imparare il mestiere.

Temo che ben più grave dell'errore di aver sciolto le forze di sicurezza nazionale, sia proprio questa incuria nel costruirle. Una tragica, controproducente, devastante incuria.

Un esercito dotato di forte spirito di corpo e fedeltà costituzionale, pieno di orgoglio e di lealtà nazionale è essenziale alla democrazia irachena.

Ma a quale modello dovrebbe ispirarsi?

Non può essere una "Guardia nazionale", una milizia part time di liberi cittadini, sul modello di quella americana o dell'Esercito svizzero: la tradizione nell'area è quella dell'esercito di stato, e non vedo come se ne potrebbe trapiantare una che nasce da una contraria, individualista ma cementata da un fortissimo sentimento comunitario. In Iraq diventerebbe uno strumento per le lotte tribali.

Neppure si può pensare ad un esercito neocoloniale: non c'è il tempo che ebbe, ad esempio, l'esercito indiano. Secoli di guerre e anche di ammutinamenti, di storie reggimentali che si sedimentano nel tempo e costruiscono una solida cultura istituzionale nei quadri e nei semplici soldati.

Temo molto sia difficile farne anche una realtà veramente nazionale, dviso com'è il paese in tre trealtà etnico-religiose, più svariate altre minori.

Ma se c'è un punto da cui partire, in un paese che ha bisogno di sicurezza, è proprio la sicurezza di chi deve garantirla: i militari iracheni devono sentire fortemente che quel ruolo e quella posizione garantiscono un futuro a se stessi e ai loro familiari.

Perché hanno armi e sono capaci di usarle, hanno capi competenti e autorevoli, hanno senso della disciplina, indossano un'uniforme che rappresenta un interesse collettivo in cui riescono ad identificarsi.

Ovvero sono "soldati". Dopo essere riusciti ad arruolarsi sani e salvi e anche a tornare vivi da un corso di addestramento dove gli viene appunto insegnato ad essere un soldato: almeno questo, prima di affrontare un combattimento vero e proprio.

E quello che accadrà loro in quel combattimento -- avere paura, scappare, essere uccisi -- gli accadrà da soldati e non da vittime sacrificali.

Insomma, prima di chiedersi a quale modello di esercito dovrà ispirarsi quello iracheno, sarebbe necessario almeno averne uno.

NZ